Definito come "l'ultimo dittatore d'Europa" per il suo governo autoritario e la repressione dell'opposizione, Lukashenko ha governato il paese post-sovietico per oltre trent'anni, e pare che continuerà a farlo, per il settimo mandato consecutivo. Durante le ultime elezioni del 2020, la sua vittoria con l'80% dei voti, fu accompagnata da accuse di brogli elettorali, scatenando mesi di proteste senza precedenti, represse con l'arresto di oltre 35mila persone. Per evitare nuovi disordini, questa volta il presidente ha anticipato le elezioni a gennaio, sperando che il freddo scoraggi i manifestanti. Elezioni il cui esito non lascia spazio a sorprese: tutti i principali oppositori politici sono in carcere o esilio, situazione che elimina di fatto ogni competizione reale. Nonostante ciò, ci sono quattro candidati ufficiali, anche se secondo alcuni questi sfidanti sono considerati più una "formalità" che una vera opposizione. La comunità internazionale intanto osserva con attenzione. Il Parlamento europeo ha dichiarato che l'intero regime bielorusso è illegittimo e ha invitato l'Unione europea e gli Stati membri a non riconoscere Lukashenko come presidente dopo il voto. Con l'opposizione silenziata e la repressione delle voci dissenzienti, le elezioni sembrano destinate, ancora una volta, a prolungare il dominio trentennale di Lukashenko sulla Bielorussia.
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