Quello durato, oltre due ore dopo quattro mesi di silenzio, è stato un dialogo difficile vista la situazione attuale, con la guerra in Ucraina che pone le due superpotenze su fronti contrapposti, e le tante questioni da affrontare sul piano economico e commerciale. A monopolizzare buona parte dei colloqui, tra il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e l'omologo della Cina, Xi Jinping, è stata la questione Taiwan. I due avevano interagito direttamente l'ultima volta lo scorso marzo, quando la guerra in Ucraina era scoppiata da poche settimane e Washington tentava di convincere Pechino a togliere il proprio appoggio alla Russia. Pechino continua ad essere ambigua avendo dichiarato il pieno sostegno all’integrità territoriale dell'Ucraina, senza però condannare apertamente l'invasione da parte di Mosca e senza aderire alle sanzioni. A sua volta l'amministrazione Biden non ha cambiato posizione nei confronti del Dragone anzi ha aperto un nuovo dossier quello legato a Taiwan, molto più delicato. E il clima tra le parti si è ulteriormente riscaldato dopo la notizia - ancora non confermata ufficialmente - dell'imminente visita a Taiwan della speaker della Camera dei rappresentanti, Nancy Pelosi, intenzionata a recarsi nell'isola ad agosto. Isola che Pechino considera parte inalienabile del proprio territorio e a riguardo Xi è stato categorico: "Chi gioca col fuoco finisce col bruciarsi". Gli Stati Uniti, secondo Xi, dovrebbero agire in linea con le loro parole, attenersi al principio della Cina unica e rispettare i tre comunicati congiunti Usa-Cina, che costituiscono il fondamento delle relazioni bilaterali. Biden ha assicurato da parte sua che gli Stati Uniti aderiscono al principio della Cina unica e non sostengono l'indipendenza di Taiwan. I due presidenti hanno discusso anche una serie di questioni importanti per le relazioni bilaterali. Il presidente cinese a riguardo ha detto che definire il suo Paese un rivale strategico è un errore di calcolo sulle relazioni tra Cina e USA, che ingannerà il popolo dei due Paesi e la comunità internazionale.
Corrado Cimador