L'operazione, che secondo le autorità israeliane, è mirata a cancellare i gruppi militanti spalleggiati dall'Iran in Cisgiordania, è stata estesa ad altri campi profughi tra cui Tulkarem e Nur Shams, entrambi devastati. I campi, costruiti dai discendenti dei palestinesi cacciati o scappati nel 1948, sono stati per lungo tempo i centri per i gruppi armati, sono stati ripetutamente passati al setaccio dagli israeliani ma l'attuale operazione è inusuale per la sua larga scala. Secondo i dati riportati dall'Autorità Nazionale Palestinese finora oltre 17 mila persone hanno lasciato Jenin, 6 mila Nur Shams e dieci mila Tulkarem.
Gli israeliani hanno finora demolito decine di abitazioni e distrutto larghe parti delle strade e delle autostrade tagliando acqua ed energia elettrica. L'operazione è iniziata quando Israele ha evacuato l'organizzazione ONU per i rifugiati palestinesi dal suo quartier generale a Gerusalemme est, ha vietato la sua presenza nella Striscia di Gaza e l'ha tagliata fuori da tutti i contatti con gli ufficiali israeliani. Il bando, che ha avuto effetto a partire dalla fine di gennaio, è andato a colpire il lavoro dell'agenzia in Cisgiordania e a Gaza, dove provvedeva agli aiuti per milioni di palestinesi nei campi profughi. Israele ha accusato l'agenzia ONU di cooperare con Hamas evidenziando che una parte dei suoi dipendenti ha preso parte nell'attacco avvenuto il 7 ottobre scorso nel sud del Paese che ha innescato i 15 mesi di guerra a Gaza.
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