Non sono ore facili per chi ha investito, è stato pagato in cryptovalute o comunque detiene moneta elettronica. Il Bitcoin è crollato al minimo di due anni, passando dai 64 mila dollari del 2021 ai 16 mila attuali, e una perdita del 19 per cento in sette giorni; anche l’Ethereum ha subito un crollo di quasi il 12 per cento, il Dogecoin del 5, e in generale c’è stato un calo consistente di tutte le monete elettroniche.
Alla base del crollo l’aumento dei tassi d’interesse, ma anche la crescita esponenziale dei casi pirateria informatica che avrebbero alimentato il sentimento di sfiducia verso le criptovalute.
In questo scenario molti investitori hanno ritirato le proprie partecipazione dalle società che operano nel campo delle monete elettroniche, o perlomeno ci hanno provato: la FTX, una delle maggiori piattaforme di scambio per le cryptovalute, è andata in affanno, tanto da far parlare della Lehman Brothers delle monete elettroniche, e non ha potuto far fronte alla corsa agli sportelli innescata negli ultimi giorni.
La società, che non aveva più liquidità per convertire le criptovalute, aveva intavolato trattative con la principale borsa di valute elettroniche, Binance, che però nelle ultime ore ha ritirato la propria offerta per il salvataggio della società, parlando apertamente di preoccupazione per le notizie sulla cattiva gestione dei fondi dei clienti.
Come riportato dal Wall Street Journal, Sam Bankman-Fried, fondatore e ceo dimissionario, avrebbe ammesso di aver utilizzato miliardi di dollari dei clienti di FTX per finanziare gli investimenti ultra-rischiosi della propria società di trading, la Alameda Research, che a sua volta sarebbe insolvibile. Secondo indiscrezioni Bankman-Fried avrebbe usato i fondi di FTX per coprire gli ammanchi di società in cui Alameda aveva partecipazioni.
All’appello nei bilanci di FTX mancherebbero dai sei agli otto miliardi di dollari, di più in Alameda, società finite nel mirino delle autorità di regolamentazione finanziaria degli Stati Uniti e in altri paesi. FTX ha avviato le procedure per il fallimento e potrebbe trascinare con sé altre valute elettroniche.
Una situazione che rischia di far perdere miliardi agli investitori, ma che potrebbe essere anche un’occasione per fare chiarezza in un settore che vede ancora molti punti oscuri nella gestione dei fondi e che è di fatto sottratto a ogni controllo da parte di autorità finanziarie e operatori.
Alessandro Martegani