Una chiesa gravemente danneggiata dalla guerra, reperti e scritti appartenuti ai santi trovati nascosti fra le macerie, l’atmosfera del Medio Oriente.
Sembra un film di Indiana Jones ma è successo veramente a Mosul, seconda città dell’Iraq ma tristemente nota per esser stata anche la roccaforte del califfato islamico dell’Isis e obiettivo di attacchi e scontri, una città che ha saputo riservare una sorpresa agli appassionati di archeologia e storia delle religioni.
Come riportato dal sito Asia News, l'agenzia d’informazione promossa dai missionari del Pontificio Istituto Missioni Estere, all’interno della chiesa di San Thomas, danneggiata, ma miracolosamente ancora in piedi dopo il passaggio dell’Isis e oggi oggetto di un’opera di restauro, sono stati trovati sei contenitori in pietra con iscrizioni aramaiche dei santi e diversi manoscritti in lingua siriaca e aramaica.
In totale sono emerse una decina di reliquie e pergamene antiche appartenenti ad alcuni santi, che proverebbero il legame dei cristiani con l’Iraq e, più in generale, con la regione mediorientale.
Alcune pergamene scritte in siriaco, armeno e arabo erano arrotolate e protette all’interno di bottiglie di vetro, e sono stati raccolti anche cinque reliquiari. Fra le reliquie c’è anche un contenitore in pietra con un’iscrizione relativa a san Teodoro, soldato romano nato nella provincia di Corum, in Turchia, nel III secolo, e decapitato per essersi convertito.
Si tratta di una scoperta di grande valore storico, oltre che religioso, ma che mette anche in luce anche il rischio di furto e contrabbando di antichità in queste aree: proprio lo scorso maggio era stata scoperta un’organizzazione che si occupava del commercio illegale di antichità in Medio Oriente, che aveva visto l’arresto dell’ex presidente del Louvre Jean-Luc Martinez.
Il traffico si era sviluppato nel corso della primavera araba e aveva prosperato attraverso le guerre e le tensioni provocate dallo stato islamico in paesi come Siria, Iraq ed Egitto, ma gli oggetti arrivavano anche da Africa e Sud America, per essere poi venduti in Europa, Russia, Giappone e Cina, con un volume di affari di centinaia di milioni di euro, e legami con trafficanti di droga e armi, oltre che con gruppi terroristici.
Alessandro Martegani