Alla fine si andrà al ballottaggio. Dopo una lunga notte di conteggi e riconteggi delle schede elettorali, la Turchia si sveglia questa mattina con un nuovo parlamento, la cui maggioranza resta saldamente in mano al partito di Recip Erdogan, ma senza il nome del prossimo presidente.
Dopo un ventennio il dominio, "il sultano" è stato messo in discussione da un avversario. Kemal Kilicdaroglu che con l'appoggio di un'ampia coalizione di partiti è riuscito a far sì che l'attuale presidente non abbia ottenuto già al primo turno il 50% dei voti più uno, rimandando così l'elezione al prossimo 28 maggio.
Erdogan nella notte ha parlato alla folla dicendo: "Siamo in netto vantaggio. Altri stanno cercando di ingannare le persone dicendo che sono avanti, ma potremmo ancora vincere al primo turno". La replica del principale sfidante, Kilicdaroglu: "La volontà di cambiamento nella società è superiore al 50%, al ballottaggio vinceremo".
La Turchia si avvia, quindi, verso due settimane di campagna elettorale molto tesa, visto che già questa domenica le urne hanno rimandato l'immagine di un paese spaccato in due e fortemente polarizzato. Erdogan sicuramente punterà su un messaggio di continuità e stabilità, che secondo lui soltanto la sua sua figura può garantire; mentre Kilicdaroglu cercherà di riportare alle urne tutti coloro che vogliono un cambiamento o che sono insoddisfatti della situazione nel paese, fortemente peggiorata con la crisi economica in corso e in seguito al terremoto, che ha messo in risalto tutte le pecche del sistema politico ed economico messo in piedi da Erdogan.
Barbara Costamagna