Fiat-Chrysler e Peugeot hanno dato vita al quarto produttore mondiale di automobili.
Dopo il via libera di due settimane fa da parte della Commissione europea, le due società hanno deciso di accelerare i tempi e anticipare una fusione originariamente annunciata per febbraio.
Le assemblee generali degli azionisti hanno votato a larga maggioranza a favore della nascita di Stellantis, nome scelto per il gruppo che riunirà FCA e Peugeot, con un valore stimato di oltre 40 miliardi di euro, una capacità di produzione di 8,7 milioni di veicoli l'anno, 400 mila dipendenti e oltre 180 miliardi di fatturato complessivo. Si tratta dei quarto gruppo del settore per dimensioni dopo Volkswagen, Toyota e Renault-Nissan.
Il numero uno di FCA John Elkann sarà il presidente di Stellantis, che sarà però gestita dal Ceo di Peugeot Carlos Tavares. A Mike Manley, amministratore delegato di FCA saranno affidate le attività delle Americhe.
La fusione avrebbe dovuto avvenire con un controllo paritario, ma a livello contabile sarà PSA ad acquisire FCA, e sei membri del Consiglio di amministrazione di Stellantis, compreso Carlos Tavares, saranno di area Peugeot, cinque di area Fiat. Exor, la holding controllata dalla famiglia Agnelli, sarà però il socio di maggioranza con il 14,4 per cento delle azioni totali, contro il 7,2 di Peugeot, il 6,2 del governo francese e il 5,6 della cinese Dongfeng.
Lo stesso Tavares al termine dell’assemblea ha parlato di un “un momento storico”, per un progetto, ha aggiunto che punta a “proteggere i lavoratori e garantire il futuro della società”, sottolineando lo “spirito collaborativo, costruttivo e maturo” con cui è stato chiuso l’accordo in un momento molto difficile per tutto il settore.
Stellantis dovrà gestire 15 marchi tra cui Jeep, Alfa Romeo, Maserati, Fiat, Peugeot, Citroën, Opel, e ma anche Dodge e Ram. Una situazione che potrebbe non essere facile da maneggiare, e che porterebbe portare anche a fare delle scelte visto che nel progetto è prevista una riduzione dei costi della rete di distribuzione pari a circa 5 miliardi di euro, anche grazie alla conferma dell’accordo di cooperazione tra Peugeot e Toyota per i veicoli utilitari, con un aumento della produzione in Europa per i modelli della casa giapponese.
La vera sfida sarà giungere a una reale fusione dei due gruppi senza rivalità interne, portando la produzione verso mezzi ecologici, ma in uno scenario imprevisto due anni fa, quando il processo si mise in moto, con alcune linee di produzione attualmente ferme a causa della pandemia. Una situazione che potrebbe anche mettere in discussione le promesse fatte dai due gruppi di lasciare invariati i livelli di occupazione: promesse che avevano anche determinato un prestito da più di sei miliardi concesso dall’Italia a FCA per un ampio piano d’investimenti e il mantenimento dei livelli occupazionali.
Alessandro Martegani