I mille serbatoi distribuiti al sito dell’impianto nucleare colpito dal disastro del 2011 attualmente contengono circa 1,34 milioni di tonnellate di acqua trattata, che si prevede arriveranno già nel 2024 alla loro capacità massima. È partita da qui la decisione della Tokyo Electric Power riguardo la diluizione del liquido con l’acqua di mare, nel rispetto dei limiti consentiti dalle norme di sicurezza giapponesi. Con l’avvio dell’operazione, non si sono fatte attendere le proteste da parte dei paesi che condividono le stesse acque, che ancor prima di oggi avevano messo in chiaro il loro disappunto. Il governo sudcoreano ha dichiarato che non approverà o sosterrà il rilascio dell’acqua, nonostante l’esito positivo della valutazione dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, la quale ha comunque garantito che manterrà una comunicazione continua con la Corea del Sud riguardo il processo di rilascio. Dall’altro lato anche la Cina è da qualche giorno che protesta contro Tokyo, opponendosi fermamente al piano in atto, infatti ha adottato misure drastiche, annunciando la sospensione totale delle importazioni di prodotti ittici dal Giappone. E la reazione a questa decisione è arrivata tempestivamente: il premier giapponese ha annunciato che il suo governo ha invitato la Cina a rimuovere immediatamente il divieto di importazione. Ma le preoccupazioni sono arrivate anche dall’interno, direttamente dall’industria ittica giapponese; infatti, l’Agenzia per la Pesca locale si occuperà del "monitoraggio dei livelli di concentrazione dei materiali radioattivi nei pesci catturati nell’area entro un raggio di 10km dalla centrale nucleare".
B.Ž.