È il peggior scandalo in cui sia stata coinvolta la massima istituzione culturale del Regno Unito, il British Museum, uno dei più importanti al mondo: la notizia, diffusa in settimana, secondo cui uno dei funzionari del museo, il senior curator Peter Higgs, aveva sottratto e rivenduto su EBay alcune opere, ha provocato le dimissioni del direttore Hartwig Fischer, ma soprattutto ha inferto un colpo mortale alla credibilità del museo, che raccoglie qualcosa come otto milioni di oggetti e accoglie più di un milione e 300 mila visitatori l’anno.
Il primo elemento emerso è che il museo non solo non ha il controllo sulla propria collezione, ma non ha nemmeno la consapevolezza di quanti e quali pezzi possiede: la situazione fra l’altro sarebbe stata nascosta a lungo, visto che i furti erano noti alla dirigenza già dal 2021, e che, secondo fonti della polizia, sarebbero iniziati almeno 20 anni fa: in tutto sarebbero stati sottratti e venduti 2000 pezzi. Molti dei manufatti sottratti non sarebbero nemmeno stati catalogati: secondo indiscrezioni lo sarebbero solo al metà dei pezzi presenti nel museo, e per questa ragione non sarebbero emersi i furti: nessuno sa esattamente quali e quanti oggetti ci sono nei magazzini del British.
Le opere erano state sottratte, messe in vendita su EBay, e acquistate da ignoti collezionisti, che probabilmente non sono nemmeno a conoscenza del fatto che si tratta di opere rubate.
Un autentico disastro per la credibilità del Museo, che ha riacceso le polemiche sulla presenza, nelle sale del British, di opere sottratte nel mondo da archeologi e funzionari britannici nel corso degli ultimi due secoli, e delle quali da tempo i paesi di origine chiedono la restituzione.
Londra aveva sempre rinviato al mittente le richieste, affermando fra l'altro che i cimeli, come i fregi del Partenone, stanno meglio ed erano più sicuri nelle sale del British Museum piuttosto che nei rispettivi paesi: una linea che sfiorava l’arroganza e che ora è stata anche sbriciolata dai fatti.
La prima a farsi sentire è stata la Grecia, con cui Londra ha un antico contenzioso sui fregi del Partenone, rimossi nel 1816 su ordine di Lord Elgin, allora ambasciatore presso la corte ottomana.
Atene ha affermato chiaramente che il British Museum “non è più una struttura sicura”, ma poco dopo si sono fatti avanti anche altri paesi, come Cina e Nigeria. Molti media cinesi, hanno chiesto formalmente al British Museum di restituire gratuitamente alla Cina tutti i cimeli acquisiti attraverso canali non ufficiali, o addirittura non legali, il prima possibile.
George Osborne, presidente dei trustee del British Museum, si è scusato per i furti, ma ha anche sottolineato come il museo sia stato una vittima dei furti: la vicenda in ogni caso comporterà un cambio nella dirigenza e anche un ripensamento della gestione e del ruolo che il British Museum ha avuto negli ultimi due secoli.
Alessandro Martegani