Foto: Reuters
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“L'imputato non ha ammesso la sua colpevolezza durante il processo. Tuttavia, l'insieme delle prove presentate alla corte è stato sufficiente per condannarlo". E’ in questo freddo e asciutto comunicato che si riassume la vicenda giudiziaria in Russia di Ewan Gershkovich, il cronista del quotidiano principe di Wall Street che è stato arrestato a Ekaterinburg 15 mesi fa, mentre era nella città sugli Urali per un reportage. Il servizio stampa del tribunale regionale di Sverdlovsk, citato dalle agenzie russe, ha parlato di spionaggio. Ma sono tanti gli osservatori che considerano l’accusa del tutto infondata, inventata di sana pianta da Mosca per colpirlo. Un’imputazione “fabbricata”, secondo il Wall Street Journal che parla apertamente di “processo farsa”, che si è svolto peraltro a porte chiuse, in segreto. Molti ritengono che dietro la sua vicenda vi siano in realtà le tensioni tra Mosca e Washington. In questi anni, diversi cittadini americani sono stati arrestati per accuse ritenute di matrice politica o dei pretesti del Cremlino per poter poi usarli come “pedine di scambio”. Del resto, Putin stesso ha lasciato intendere di essere disposto a liberarlo in cambio di Vadim Krasikov, un presunto ex agente dell’intelligence russa detenuto in Germania con l’accusa di aver ucciso un ex comandante dei separatisti ceceni. Gershkovich ha trascorso gli ultimi 15 mesi in un’angusta cella del famigerato carcere Lefortovo di Mosca, noto per essere da oltre un secolo uno dei principali luoghi di detenzione di oppositori politici e giornalisti critici nei confronti del governo russo. Non è ancora stato reso noto dove sconterà la pena.

Valerio Fabbri