Foto: Reuters
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Hamas ha quindi respinto l'invito dei mediatori (Stati Uniti, Qatar ed Egitto) per un ultimo round di trattative per una tregua a Gaza. Una forte battuta d'arresto per gli sforzi volti a raggiungere un'intesa e impedire che la guerra si estenda ad un territorio più vasto nella regione. Il movimento estremista palestinese intanto, "per preoccupazione e responsabilità nei confronti del popolo", ha deciso di invitare i mediatori "a presentare un piano per attuare" la proposta approvata lo scorso 2 luglio, che si basa sulla visione di Joe Biden e sulla risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Secondo Hamas, inoltre, ulteriori trattative o la discussione di nuove proposte "forniscono copertura all'aggressione" di Israele.
Secondo funzionari israeliani invece, i prossimi colloqui rappresentano un momento di svolta: "Adesso o mai più". Per Tel Aviv, la dichiarazione di Hamas è soltanto "una mossa tattica, in vista di un possibile attacco da parte dell'Iran e di Hezbollah e nel tentativo di ottenere condizioni migliori per l'accordo". Lo ha affermato un funzionario coinvolto nei negoziati, precisando che "se Hamas non si siede al tavolo delle trattative", Israele continuerà "a decimare le sue forze a Gaza".
Le autorità di sicurezza di Israele rimangono in stato di massima allerta per un eventuale attacco su vasta scala proprio da parte di Iran e Hezbollah che potrebbe verificarsi già prima di giovedì, quando sono previste le trattative sul cessate il fuoco. Il portavoce delle forze armate, su X, ha scritto che per il momento non ci sono cambiamenti nelle linee guida e che "le forze dell'esercito sono distribuite e preparate".
A confermare la notizia su un imminente aggressione, inoltre, un'indiscrezione pubblicata da Axios, secondo cui, il ministro della Difesa, Yoav Gallant, in una telefonata con l'omologo statunitense, Lloyd Austin, ha affermato che i preparativi militari dell'Iran suggeriscono che stia pianificando per un attacco su larga scala.