Foto: Reuters
Foto: Reuters

Gli attacchi di Hezbollah su undici basi militari israeliane sono stati un riscontro alle provocazioni dello Stato ebraico e una rappresaglia per vendicare l'assassinio del comandante del gruppo: "Abbiamo completato la prima fase della nostra risposta e la prossima richiederà qualche tempo" specifica l'organizzazione paramilitare. Il Ministro della difesa israeliano Yoav Gallant ha decretato lo stato di emergenza nel Paese per le prossime 48 ore. La "situazione speciale sul fronte interno" consente al comando dell'esercito di impartire istruzioni, tra cui la limitazione degli assembramenti e la chiusura dei luoghi in cui ciò potrebbe essere rilevante. Ha poi dichiarato che il Paese continuerà a fare tutto il necessario per difendersi: "Questa mattina eravamo preparati. Abbiamo agito effettuando attacchi di precisione in Libano per prevenire una minaccia imminente ai cittadini. Stiamo monitorando da vicino gli sviluppi a Beirut e siamo pronti a usare tutti i mezzi a nostra disposizione per proteggere i nostri civili". Il Ministro ha inoltre parlato con il suo omologo statunitense Lloyd Austin poco dopo l'inizio degli attacchi e lo ha informato di quanto stava avvenendo. Austin ha ribadito il sostegno degli Stati Uniti a Israele e l'importanza di evitare un'escalation più ampia nella regione. Durante la riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza il Premier Netanyahu, commentando l'accaduto ha detto che l'esecutivo è determinato a proseguire con gli attacchi: "Lavoreremo per riportare i residenti del nord in sicurezza nelle loro case e per continuare a rispettare una semplice regola: chiunque ci faccia del male riceverà lo stesso trattamento." Al contempo, il Ministro degli Esteri Israel Katz ha sottolineato che lo Stato ebraico non mira a una guerra totale in Medio Oriente ma ha il compito di mantenere una posizione di difesa dei propri interessi nazionali. A tal fine, ha avviato una serie di contatti diplomatici con altri Paesi, invitandoli a schierarsi al fianco di Israele.