Evan Gershkovich è il reporter americano che secondo il Dipartimento di Stato è ‘Wrongfully Detained’, detenuto in Russia in maniera ingiusta sulla base di una valutazione arbitraria o discriminatoria. E mentre Gershkovich riceve continue lettere di sostegno e appoggio nello spettrale carcere di Lefertovo, lo stesso che il primo e più temibile capo del KGB Lavrentij Berja aveva designato come sede principale dei suoi processi sommari, la politica di Washington ha messo il turbo per avviare una trattativa con il Cremlino secondo dinamiche definite inusuali da tutti gli osservatori. Essere detenuto illegalmente, infatti, non è una definizione automatica per tutti i cittadini americani che sono in stato di arresto all'estero. Questo in genere avviene secondo un processo burocratico che può durare diversi mesi, anche perché col nuovo status da una questione consolare si passa sotto la responsabilità di un dipartimento dedicato alla gestione degli ostaggi, ufficio che risponde direttamente al presidente e che dispone di ampi margini di manovra.
Di solito questa condizione viene estesa in base a una serie di criteri espressamente elencati nella legge di Levinson, secondo il nome del sentatore che l'ha proposta nel 2020. Non è chiaro il numero esatto di cittadini americani che sono "detenuti illegalmente", ma secondo alcune organizzazioni non governative non dovrebbero essere più di una quarantina. E il punto di questa definizione è proprio la segretezza, o meglio la necessità di mantenere segretezza e riserbo su eventuali e possibili trattative fra le parti. Senza alcuna garanzia di arrivare a una liberazione lampo. Per rimanere alla Russia, l'ex Marine Paul Whalen rientra in questa definizione di "detenuto illegalmente", ma è in carcere dal 2018 con l'accusa di spionaggio e una sentenza da scontare di 16 anni. La star dell'NBA femminile, Brittney Griner, è stata arrestata l'anno scorso a febbraio e liberata a ottobre con uno scambio di prigionieri.
Valerio Fabbri