Foto: MMC RTV SLO/Google
Foto: MMC RTV SLO/Google

L'incidente al Boeing 737 della Jeju Air in Corea del Sud, che ha causato la morte di 179 persone, è stato attribuito a un bird strike, una delle cause più comuni di disastri aerei. Le autorità sudcoreane hanno annunciato un'ispezione speciale su tutti i Boeing 737-800 operativi nel Paese, ma il fenomeno delle collisioni con uccelli è in aumento a livello globale. Nel 2022, solo negli Stati Uniti sono stati registrati 17.190 impatti con volatili, un incremento del 10% rispetto all'anno precedente, correlato all'aumento del traffico aereo post-pandemia. Tra il 1990 e il 2023, gli Stati Uniti hanno registrato 291.600 incidenti di collisioni tra aerei e animali selvatici, con una flotta di 220.000 velivoli e 690.000 piloti abilitati. In Francia, la Civil Aviation Authority monitora circa 600 impatti ogni anno, sebbene i casi gravi rappresentino meno dell'8% del totale, con una tendenza al ribasso negli ultimi anni. Dal 1988, le collisioni con uccelli hanno abbattuto 250 aerei in tutto il mondo, causando 262 vittime, senza contare l'incidente recente in Corea del Sud. Ogni anno, i danni causati da questi impatti superano 1,2 miliardi di dollari, con gli incidenti che si verificano soprattutto durante decollo e atterraggio a basse altitudini, fino a 15 metri. Le collisioni a quote più alte sono meno frequenti, ma comunque possibili, come dimostra il caso noto del 2009, quando un Airbus A320 della US Airways ha dovuto atterrare d'emergenza sul fiume Hudson dopo una collisione con oche selvatiche. Per ridurre i rischi legati ai bird strike, i costruttori di aeromobili e gli aeroporti hanno adottato misure preventive, tra cui stress-test sui motori con polli morti e l'uso di segnali acustici o spari per spaventare gli uccelli. Nonostante questi accorgimenti, il fenomeno delle collisioni con uccelli rimane un serio problema per la sicurezza aerea, richiedendo continui sviluppi tecnologici e misure di protezione.

Corrado Cimador