Appena rientrato ufficialmente in carica, Trump ha già suscitato un ampio dibattito pubblico a seguito dell'emissione di numerosi decreti governativi. Tali provvedimenti, strettamente connessi alle promesse elettorali volte a riportare la nazione all'apice, hanno immediatamente segnato un'impronta decisa sulla sua amministrazione. Il neoeletto ha già introdotto una serie di ordini, tra cui la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale al confine con il Messico per continuare e finire la costruzione del muro. Parallelamente, è stata avviata una massiccia campagna di contrasto all'immigrazione clandestina, con conseguenti espulsioni di massa e rischi di separazione familiare. Sul fronte interno, il governo ha emesso un provvedimento esecutivo che prevede la cessazione immediata di tutte le iniziative federali in materia di diversità, equità e inclusione. Quest’ultimo, attuato attraverso una serie di misure drastiche, ha portato al licenziamento di tutto il personale addetto a tali programmi, in un'apparente volontà di smantellare completamente le strutture organizzative volte a promuovere l'uguaglianza e l'inclusione sul luogo di lavoro. La decisione ha innescato un'ondata di preoccupazione tra gli attivisti per i diritti civili e i sostenitori che vedono in questa mossa un attacco diretto al principio fondamentale di giustizia sociale. Appena tornato alla Casa Bianca ha immediatamente firmato la grazia per gli insurrezionisti dell’assalto a Capitol Hill del 2021 volendo porre rimedio “all’ingiustizia subita.” Abrogando le quasi 80 leggi emanate da Biden, Trump ha poi avviato il ritiro del Paese dagli accordi internazionali sul clima di Parigi e dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, ridimensionando il ruolo degli Stati Uniti nella cooperazione internazionale. Parallelamente, intende dare priorità allo sfruttamento delle risorse energetiche fossili e ha riconsiderato la legislazione sulla pena di morte a livello federale. Una svolta che al contempo comporta un massiccio ricambio del personale pubblico, con la destituzione di numerosi dipendenti considerati non allineati con la nuova visione. Intanto il repubblicano gode di un indice di gradimento del 47% tra gli americani, secondo il primo sondaggio dopo il giuramento, condotto dall'agenzia di stampa Reuters. Tuttavia, le prime indicazioni emerse evidenziano alcune criticità, tra cui una netta opposizione da parte dell'opinione pubblica alla sua decisione di graziare gli aggressori di Capitol Hill. A differenza del repubblicano, Biden era invece entrato in carica con il 55% dei consensi, ma alla fine del suo mandato la maggior parte di loro era scesa a meno del 40%. Da notare che Trump aveva già un basso sostegno pubblico all'inizio del suo primo mandato, nel 2017, quando il 43% degli intervistati in un sondaggio Reuters lo sosteneva.
Alessia Mitar