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Continua l'offensiva di Haftar in Libia, mentre la Francia blocca il progetto di dichiarazione dell'Unione europea che avrebbe chiesto al generale di fermare l'offensiva contro Tripoli. Una situazione complessa che come ha spiegato a Barbara Costamagna durante la trasmissione "I divergenti" la professoressa Michela Mercuri "era già nell'aria".

"Haftar, infatti, aveva già in qualche modo avvertito i suoi alleati, ma anche la Comunità internazionale delle sue intenzione di avanzare non soltanto nell'est libico nel quale c'era la sua base operativa, ma anche verso sud dove ha preso il controllo di alcuni importanti giacimenti petroliferi. Aveva poi detto che intendeva dirigersi verso la capitale. In realtà credo che qualcosa sia sfuggito di mano alla comunità internazionale perché nelle intenzioni di Haftar, e probabilmente anche in quelle dei suoi alleati, c'era quella di poter arrivare a Tripoli non tanto con manu militaris, ma cercando di accaparrarsi il consenso degli attori locali, così come era successo nel sud del paese e quindi arrivare in maniera tutto sommato tranquilla nell'area di Tripoli. Le cose, però sono degenerate e così non è stato perché le milizie di Misurata, che sono una forza importantissima nel paese con circa 140 mila uomini ben armati (le milizie di Misurata sono quelle che hanno sconfitto lo stato islamico a Sirte), hanno risposto in maniera violenta. Quindi quella che sembrava un'avanzata quasi dimostrativa, anche alla luce della conferenza di Gadamesh che a questo punto è saltata, è diventata una vera e propria guerra civile, definita da molti a bassa intensità; cioè un conflitto destinato a durare nel tempo e questo sicuramente non mette solo a rischio l'ovest del paese ma la stabilità di tutta la Libia, con la comunità internazionale che evidentemente non è in grado di supportare gli attori locali in un dialogo per trovare una sorta di pace armata. Bisogna, quindi, aspettarsi ancora un'escalation della violenza e conflitti nella capitale e dintorni".

"Io credo che dietro questa avanzata ci sia la longa manus degli Emirati Arabi Uniti e dall'Arabia Saudita che vogliono portare avanti Haftar per conquistare tutta la Libia. Questa situazione, però, anche a questi alleati sta sfuggendo di mano perché Haftar, al di là delle aspettative, almeno per il momento (perché il condizionale quando si parla di Libia è sempre d'obbligo) sembra stia soccombendo e paradossalmente Al Sarraj, affiancato dalle milizie di Misurata, sta resistendo bene e riacquisendo nuovi consensi. La situazione, quindi, è in costante evoluzione".

Ma come si potrebbe risolvere questa situazione?

"In questo momento specifico la risposta è banale. Le recrudescenze si fermeranno solamente nel momento in cui gli sponsor di Misurata, che è legata alla Fratellanza musulmana e quindi al Qatar e alla Turchia, e gli sponsor di Haftar decideranno in qualche modo di concludere le ostilità. Fin quando ci sarà questa guerra per procura, anche in chiave religiosa, questo conflitto non si fermerà. Le istituzioni internazionali brancolano nel buio e non riescono neanche ad emanare una dichiarazione che non vada oltre dei semplici intenti e quindi credo che per ora sia difficile risolvere questa situazione.Haftar ha fatto il passo più lungo della gamba e pensava di trovare un accordo con alcuni gruppi di Misurata con la promessa di liberare a Tripoli dai jihadisti e di riportare legalità in città, raccogliendo anche un certo favore tra la popolazione locale. Ora, però, con la guerra in corso lo stesso Haftar sta perdendo consensi, perché la situazione è drammatica anche se nessuno ne parla. Basta pensare all'indifferenza della comunità internazionale, pure di fronte ai migranti che sono rinchiusi nei campi di detenzione libica, che addirittura in alcuni casi sono stati armati e messi a combattere in prima linea. È necessario fare qualcosa non solo per la Libia ma anche per queste persone che stanno "marcendo" nel paese".

Barbara Costamagna