L'Onu coordinerà tutte le attività del centro inaugurato a Istanbul per il controllo e il coordinamento delle operazioni per consentire il passaggio sicuro delle navi ucraine nel mar Nero dopo l'intesa tra Kiev, Mosca e l'Onu con la mediazione della Turchia. Lo ha dichiarato il ministro della Difesa turco Hulusi Akar, come riportano le agenzie russe. Akar ha aggiunto che l'obiettivo di un centro di monitoraggio a Istanbul è quello di garantire la sicurezza della spedizione di grano dai tre porti ucraini dove sono in attesa più di 25 milioni di tonnellate di grano. Le navi saranno ispezionate per assicurarsi che trasportino cereali e fertilizzanti e non armi. Kiev è uno fra i maggiori produttori di grano al mondo e il blocco alle esportazioni sta avendo conseguenze pesanti a livello globale, in modo particolare nei Paesi in via di sviluppo dell'Africa e del Medio Oriente, maggiormente dipendenti dal grano ucraino.
La Marina ucraina saluta l'apertura del centro a Istambul, e afferma - I porti ucraini tornano a lavorare. Ora bisognerà assicurare la sicurezza dei convogli. Per determinare le rotte più sicure, ogni partenza dovrà essere preceduta dal faticoso lavoro degli idrografi, ha spiegato Kiev. La partenza e l'arrivo delle navi - da e nei - porti verranno effettuati formando una carovana che accompagnerà la capofila.
Intanto, da Mosca il viceministro degli Esteri russo, Andrei Rudenko, ha lanciato un aut aut - "L'accordo sulle esportazioni di grano ucraino sul Mar Nero potrebbe venir meno, se gli ostacoli alle esportazioni agricole della Russia non saranno prontamente rimossi". Lo riporta Interfax. Rudenko ha affermato che le spedizioni di grano dall'Ucraina inizieranno presto e spera che l'accordo resti valido. Il primo vice rappresentante permanente della Russia presso le Nazioni Unite, Dmitry Polyansky, ha aggiunto -" Il Consiglio di sicurezza Onu dovrebbe imporre un embargo sulle armi all'Ucraina" - ammettendo al contempo - "è chiaro che i Paesi occidentali non permetteranno mai che ciò accada"- e aggiunto - "Mosca sta già sollevando la questione con il Consiglio di Sicurezza dell'ONU e continuerà a farlo".
Corrado Cimador