Un gruppo di ricercatori italiani e britannici hanno ricostruito gli ultimi 800 anni di variazioni dell’oceano artico che da sempre riveste un ruolo fondamentale per i cambiamenti climatici globali. L'Artico infatti è il più piccolo degli oceani del globo, il meno profondo e quello che più di ogni altro si sta scaldando.
Grazie alle rilevazioni satellitari, in questi anni si stava osservando la sua trasformazione con acque sempre più calde e salate. Un meccanismo che si autoalimenta perché il riscaldamento favorisce lo scioglimento dei ghiacci, che una volta scomparsi espongono le acque al riscaldamento dei raggi del sole, producendo così effetti a catena sul clima mondiale.
Sino ad oggi, però, si pensava che si trattasse di un fenomeno recente ma questi ricercatori non si sono fermati ai dati degli ultimi decenni, ma sono andati alla ricerca delle 'firme molecolari' dovute alle condizioni dell'acqua nei sedimenti fossili di microrganismi marini trovati nello stretto di Fram, tra la Groenlandia e le isole Svalbard. A partire dalla loro analisi hanno quindi visto che nell’intero arco temporale di 800 anni, i dati su temperatura e salinità erano piuttosto costanti, per poi iniziare a cambiare all’inizio del XX secolo.
Non sono ancora chiare le cause che avrebbero anticipato questo fenomeno ma, spiegano i ricercatori, sarà importante aggiornare queste informazioni per i modelli di simulazione dei cambiamenti climatici globali.
Barbara Costamagna