Nato nel 1982 in una agiata famiglia di Damasco, Ahmed al-Sharah, in seguito noto come Abu Mohammad al-Jolani, ha intrapreso un percorso che lo ha condotto da una formazione scientifica iniziale a un ruolo di primaria importanza nel panorama politico-militare siriano. La sua figura, contraddistinta da un'evoluzione ideologica e strategica non priva di contraddizioni, ha segnato in modo indelebile gli ultimi anni di conflitto nel Paese. Il leader di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), ex branca di al-Qaeda in Siria, si era posto l'obiettivo di rovesciare Assad, salito al potere dopo la morte del padre Hafez, nel 2000, in un Paese a maggioranza sunnita Inizialmente aderente a ideologie fondamentaliste e militante in organizzazioni jihadiste, al-Jolani ha saputo adattare il proprio metodo comunicativo e le proprie azioni in base all’evolversi della situazione bellica, passando da un approccio radicale a uno più pragmatico e volto a consolidare un proprio potere politico. La conquista della capitale siriana e lo spodestamento di Assad rappresenta l’apice “della sua carriera” ma al contempo solleva interrogativi sulla natura di questo cambio di rotta e sulla reale portata delle sue intenzioni. Al-Jolani, fin dagli inizi della sua ascesa, ha dimostrato una notevole abilità nel plasmare la propria immagine. La scelta di abbandonare la parte più radicale del jihadismo, pur mantenendo un'ideologia fondamentalista, rientra, secondo molti esperti internazionali, in una strategia comunicativa più ampia, volta a conquistare un consenso più vasto, sia all'interno del suo movimento sia a livello mondiale. Gli esperti, tuttavia, sottolineano come questa trasformazione sia in gran parte superficiale, un tentativo di camuffare i veri scopi di un leader che, pur presentandosi come moderato, continua a perseguire obiettivi estremisti.
Alessia Mitar