Foto: Reuters
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Sei i membri conservatori della Corte Suprema degli Stati Uniti che hanno sostenuto la proposta che conferma l’immunità del presidente per i suoi atti ufficiali. Un parere di minoranza a parte è stato espresso da tre giudici liberali che hanno avvertito come la maggioranza ora minaccia la democrazia americana. Secondo il giudice Sonia Sotomayor, ora il presidente può teoricamente ordinare l'esecuzione di un avversario politico come atto ufficiale ed essere immune da procedimenti giudiziari.
D'altra parte, gli esperti giuridici avvertono che si tratta di un'esagerazione e che i tribunali interverranno sicuramente in casi così drastici, perché la decisione della maggioranza della Corte non ha definito quali sono le azioni ufficiali e quali quelle private per cui al presidente non viene concessa l'immunità.
La Corte Suprema si è pronunciata sul ricorso degli avvocati di Donald Trump a cui un tribunale di primo grado ed una corte d'appello avevano negato l'immunità nel procedimento penale contro il procuratore speciale Jack Smith, che ha accusato l'ex capo della Casa Bianca di aver compromesso l'esito delle elezioni presidenziali del 2020 e di aver incitato i suoi sostenitori ad attaccare il Congresso federale.
Da un punto di vista pratico, la decisione significa che il caso contro Trump si trascinerà ormai ben oltre le elezioni presidenziali, che si terranno all'inizio di novembre. Il giudice federale Tanya Chutkan dovrà decidere quali degli atti di cui Smith accusa Trump possano rimanere nell'atto d'accusa. Gli avvocati dell'ex presidente potranno quindi fare nuovamente appello, ritardando il processo fino alla sua possibile rielezione, quando Trump potrebbe rimuovere il procuratore speciale dal suo incarico e quindi porre fine all'accusa.