Si tratta della più profonda ristrutturazione di una grande banca dal 2008, l’anno diventato tristemente famoso per il caso Lehman Brothers.
Le difficoltà di Deutsche Bank, uno dei principali gruppi bancari mondiali, con sedi in Europa, America, Asia e Pacifico, ma con in pancia 74 miliardi di euro d’investimenti giudicati rischiosi, erano noti da tempo, e la manovra annunciata dalla dirigenza conferma la gravità della situazione.
Deutsche Bank ha annunciato un taglio di 18 mila posti di lavoro entro il 2022, soprattutto nelle sedi di New York e Londra, un quarto dei dipendenti, per far risparmiare all’istituto circa 17 miliardi di euro.
Prevista anche la chiusura graduale delle attività di trading a livello globale e la riduzione del 40 per cento delle attività di negoziazione titoli e obbligazioni. Sarà anche creata a una bad bank dove dirottare i 74 miliardi di titoli in perdita della investment bank statunitense.
Una cura da cavallo, che comunque farebbe chiudere il secondo trimestre con una perdita netta di 2,8 miliardi di euro. La banca però non chiederà nuove risorse agli azionisti.
Se questa sia la strada giusta per l’istituto, il simbolo della finanza tedesca che ha perso la sfida internazionale, trascurando in questi anni le piccole e medie imprese in Europa, lo diranno solo i prossimi anni, ma intanto su tutto il sistema finanziario globale aleggia lo spettro di una crisi come quella innescata nel 2008 dalla Lehman Brothers, anche se le condizioni con cui l’istituto è arrivato a questo punto, e gli scenari, sono nettamente differenti.
Moody's intanto ha confermato il rating dell’istituto al livello A3, definendo l’operazione "un positivo passo avanti", pur con un outlook negativo, ma il titolo Deutsche Bank negli ultimi 14 mesi ha perso oltre il 30 per cento del valore, e anche gli ultimi scambi hanno visto un calo delle azioni.
Alessandro Martegani