Il colosso immobiliare cinese Evergrande era in difficoltà da tempo, ma nonostante tutto la decisione della società di dichiarare il fallimento è giunta un po’ a sorpresa e ha avuto ripercussioni sui mercati di tutto il mondo.
La Evergrande è un società immobiliare fondata nel 1996, e diventata rapidamente tra i principali costruttori cinesi: un‘ascesa prepotente che si è bruscamente interrotta nel 2021, quando erano emersi ben 300 miliardi di dollari di passività, 100 dei quali di debiti.
Lo scorso marzo Evergrande aveva presentato un piano di ristrutturazione per rimborsare i creditori internazionali, ma il passivo imponente ha spinto la dirigenza a dichiarare bancarotta presso una corte di New York, presentando istanza di protezione dal fallimento, procedura che permette ai giudici americani di garantire il riconoscimento di un procedimento di insolvenza o ristrutturazione del debito che coinvolge Paesi stranieri. Il debito ammonterebbe ora a 340 miliardi di dollari.
Le conseguenze sono ancora difficilmente prevedibili, e potrebbero toccare sia la clientela sia l’economia mondiale. Il settore immobiliare rappresenta circa un quarto dell'economia cinese, e i mercati hanno già mostrato segni di nervosismo, per il rischio che la crisi Evergrande possa diffondersi a cascata ad altre parti dell'economia del paese determinando una brusca frenata del pil, già in sofferenza.
L’impatto immediato però potrebbe toccare fino a un milione e mezzo di clienti, che potrebbero perdere gli anticipi versati per l'acquisto delle case Evergrande, non ancora costruite, oltre alle società controllate, come la Hengda Real Estate, che fra l’altro, secondo la China Securities Regulatory Commission (l'autorità di vigilanza e regolamentazione sui titoli), avrebbe anche manipolato dei dati finanziari, continuando ad emettere bond e a raccogliere finanziamenti nonostante le conclamate difficoltà del gruppo.
Sulla vicenda fra l’altro s’innestano anche i difficili rapporti fra Washington e Pechino, che rendono la vicenda molto difficile da maneggiare per i giudici e i dirigenti chiamati a far fronte a una situazione che potrebbe essere dirompente per i mercati internazionali.
Alessandro Martegani