La politica bosniaca si divide ancora una volta, questa volta sul ponte di Pelješac. L'opera, attualmente in costruzione, è fortemente voluta da Zagabria per bypassare il porto di Neum, unico sbocco della Bosnia sull'Adriatico, che divide la regione di Dubrovnik dal resto della Croazia.
Željko Komšić e Šefik Džaferović, rappresentanti croato e bosgnacco alla presidenza tripartita bosniaca, hanno votato martedì una mozione per chiedere il blocco dei lavori. Secondo i due, prima di completare il ponte - che rischia di impedire alla Bosnia-Erzegovina l'accesso al mare aperto, Zagabria deve risolvere con Sarajevo la questione ancora aperta della definizione dei confini nel golfo di Neum.
Questa volta, però, la Croazia ha trovato un insolito alleato in Milorad Dodik - presidente della Republika Srpska e attualmente primus inter pares nella presidenza tripartita - che ha annunciato la decisione di bloccare l'iniziativa appellandosi agli "interessi vitali" dei serbi di Bosnia.
Per Dodik portare la Croazia di fronte ad un arbitrato internazionale sulla questione del ponte rischia di compromettere i rapporti con Zagabria e con l'Unione europea, ma anche di mettere a rischio l'intesa, appena raggiunta, per la costruzione di un altro ponte, quello sulla Sava nei pressi di Gradiška.
Domani la parola passa al parlamento della Srpska, dominato dai socialdemocratici di Dodik, dove serve una maggioranza dei due terzi per attivare il meccanismo degli "interessi vitali" e disinnescare l'iniziativa di Komšić e Džaferović.
Francesco Martino