La salute è il bene più grande ed è uno dei diritti fondamentali dell'uomo. Mai come in questo periodo di emergenza sanitaria è giusto e necessario ricordare la ricorrenza del 7 aprile: la Giornata mondiale della Salute, istituita nel 1950 dall'Organizzazione mondiale della sanità dell'ONU.
C'è un vecchio adagio, mai caduto in disuso, anche dalle nostre parti: »Basta salute«, ossia l'importante è essere in salute, tutto il resto viene dopo. Niente di più vero in tempi di Covid-19, che ha causato nel mondo già oltre sessanta mila morti e siamo ancora lontani dal lasciarci alle spalle questa terribile pandemia, che ha colto di sorpresa la comunità internazionale e il mondo scientifico. E mai come in questi mesi che ci tocca da vicino anche sul piano personale, abbiamo compreso l'importnza della salute come bene comune, e il valore di un sistema sanitario pubblico. L'emergenza coronavirus ci fa capire quali siano le figure professionali essenziali attraverso cui lo Stato agisce per il bene dei suoi cittadini. Medici e infermieri sono tra le categorie più esposte e impegnate nel fronteggiare l'emergenza, ma poi va annoverato tutto il personale paramedico e di assistenza offerto dai pronto soccorso e ospedali, come pure le forze di pubblica sicurezza, della protezione civile e di numerose altre categorie, tra cui gli insegnanti e coloro che svolgono i servizi pubblici di prima necessità, impegnati in prima persona a portare avanti una missione di vitale importanza per tutta la comunità. Ci sia permesso ribadire ancora l'importanza del sistema sanitario pubblico, ovvero del libero e equo accesso, per tutti, a cure sanitarie di qualità. Quello della Slovenia, checchè se ne dica, anche in questi giorni critici, sta svolgendo egregiamente la propria missione. Il Centro clinico universitario di Lubiana in questo momento ha un regime di operatività dell’80 per cento, i reparti di pronto soccorso e di urgenza riescono a smaltire i ricoveri ordinari e quelli per Covid-19. Negli ambulatori vengono trattati quotidianamente circa 1.500 pazienti, un terzo rispetto alla situazione di normalità. In un anno il Centro clinico effettua un milione di visite e offre le necessarie cure a cento mila pazienti, pari ad un terzo delle capacità ospedaliere della Slovenia. I dati si commentano da se, in risposta anche a quanti da anni ventilano una riforma del sistema sanitario basata sul deciso passaggio di competenze e di finanziamenti dal pubblico al privato.
Miro Dellore