Foto: Reuters
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Ora è ufficiale. I turchi dovranno attendere sino al 28 maggio per scoprire se l’astro di Recep Tayyip Erdogan ha iniziato la sua parabola discendente o se l’uomo al potere da un ventennio continuerà a guidare il paese ancora per altri 5 anni. Contraddicendo i sondaggi della vigilia il leader dell’opposizione Kemal Kilicdaroglu non ce l’ha fatta a spodestare il rais già in prima battuta.

Si va, quindi, al secondo turno e, viste le premesse, nelle prossime due settimane c’è da aspettarsi una campagna elettorale infuocata con contestazioni e accuse pesanti da ambo le parti. Se Kilicdaroglu promette con ostentata sicurezza di vincere al secondo turno, sperando di ampliare ancora di più il numero di suoi sostenitori che lo hanno portato ad ottenere il risultato migliore per l’opposizione degli ultimi decenni. Erdogan sembra più cauto e punta sulla continuità e sull’elargizione di tutta una serie di benefit ai cittadini del suo paese. Un pacchetto di aumenti salariali e sovvenzioni, che bisognerà vedere se riuscirà ad anestetizzare il malcontento crescente in fette consistenti della popolazione dopo il disastroso terremoto di qualche mese fa, che ha messo in luce tutte le criticità del sistema messo in piedi da Erdogan e dai suoi uomini.

Allo stato attuale e visti i risultati delle urne esiste solo una certezza che chiunque vincerà si ritroverà a gestire un paese sempre più polarizzato tra laici e conservatori e tra provincia e città.

Barbara Costamagna