Foto: Reuters
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Il rilascio non ha interessato solo il direttore dell’ospedale, ma una cinquantina di detenuti palestinesi, che vennero catturati nella Striscia dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre. Tempestiva è stata la denuncia circa le gravi condizioni in cui si trovano i prigionieri nelle carceri israeliane per la mancanza di cibo e acqua, ma anche per le torture. “Medici e infermieri picchiano e torturano i detenuti palestinesi e trattano i loro corpi come se fossero oggetti inanimati” ha dichiarato Muhammad Abu-Salmiya poco dopo essere stato rilasciato. “Ogni prigioniero ha perso circa 30 chili tra il cibo negato e le torture, sono stati aggrediti quasi ogni giorno. Non abbiamo incontrato avvocati, né alcuna istituzione internazionale ci ha fatto visita” ha aggiunto.
Situazione che non fatto mancare una bufera all’interno del governo di Israele, il quale ha puntato il dito contro le forze di difesa israeliane. Il premier Netanyahu ha tempestivamente ordinato un’indagine circa il rilascio. Anche il ministro della Difesa Gallant ha preso le distanze dalla decisione di liberare i detenuti: “La procedura per l’incarcerazione dei prigionieri e il loro rilascio è regolata dallo Shin Bet, dall’agenzia di intelligence interna e dal Servizio carcerario israeliano. Non è soggetta all’approvazione del ministero”. Commenti che sono arrivati dopo che alcuni ministri hanno duramente criticato il rilascio e hanno chiesto chiarimenti. Infatti, la liberazione dei detenuti è stata contestata sia dalla maggioranza sia dall’opposizione di governo. Nel frattempo, lo Shin Bet, sotto accusa per il rilascio, ha dichiarato di essere stato “forzato” nella decisione per la “mancanza di spazio nelle carceri israeliane e per la scelta di chiudere gradualmente l’uso del centro di detenzione Sde Teiman”.

B.Ž.