Sarà la più ampia area di libero scambio del mondo: coinvolgerà più di due miliardi di consumatori e un terzo della ricchezza prodotta del globo.
Con la firma della Regional Comprehensive Economic Partnership, avvenuta in settimana ad Hanoi in Vietnam, la Cina conferma la volontà di essere l’attore principale per l’economia mondiale.
L’accordo è stato siglato, oltre che da Pechino, da altri 14 paesi, fra i quali potenze economiche come il Giappone e la Corea del Sud, che in passato non avevano mai firmato un accordo con la Cina, ma anche da Nuova Zelanda e Australia, e non è esclusa l’adesione in futuro dell’India. Una mossa che ha uno scopo ben chiaro: rafforzare il ruolo di Pechino come attore principale nel continente e nel Pacifico, ed escludere gli Stati Uniti.
Il rapporto fra Washington e Pechino era arrivato ai minimi storici durante la presidenza Trump, con i dazi e la decisione di uscire dall’accordo a 12 paesi siglato da Barack Obama, e questo passo renderà le cose ancora più complicate alla nuova presidenza americana, ma anche all’Europa.
L'accordo comprende 20 capitoli, come commercio di beni, investimenti, commercio elettronico, proprietà intellettuale, appalti pubblici, ed entrerà in vigore quando tutti i firmatari lo avranno ratificato. Il ministero delle Finanze cinese ha detto il patto prevede l'eliminazione di una serie di tariffe, ma non è ancora chiaro su quali capitoli scatteranno subito le riduzioni o l’eliminazione dei dazi.
L’area di libero scambio appena creata dovrebbe inoltre agevolare la Cina a liberarsi dalla dipendenza da Stati Uniti ed Europa sui prodotti ad alto contenuto di tecnologia. Non è un caso che l’accordo sia stato siglato proprio in un momento di estrema difficoltà per il vecchio continente, con un’economia devastata dalla pandemia, mentre la Cina sarà uno dei pochi paesi a chiudere il 2020 con un segno più sul Pil.
Pechino ha raggiunto un nuovo successo per consolidare la sua posizione in Asia e per rafforzarsi nei confronti di Europa e Stati Uniti, al momento troppo impegnate a combattere la pandemia per cercare di reagire a un accordo che, sul lungo periodo, potrebbe anche rappresentare un problema per le esportazioni del vecchio continente e degli Stati Uniti verso oriente.
Alessandro Martegani