L'ONU ha di fatto stabilito, attraverso una risoluzine del Consiglio di Sicurezza, relazioni formali e stabili con i talebani afghani. Anche se il documento in questione non costituisce un riconoscimento internazionale ufficiale del governo fondamentalista islamico e' comunque, a detta degli analisti, una presa d'atto da parte del Palazzo di Vetro del mutamento di regime e di status quo avvenuti nel Paese asiatico nell'agosto scorso. La risoluzione estende di un anno, sino al marzo 2023, la missione di assistenza ONU in Afghanistan, diretta a garantire la presenza delle Nazioni Unite e la stabilita' del Paese asiatico. Il documento, pur non utilizzando mai il termine talebani, prende atto che la missione di pace nel Paese potra' produrre risultati concreti solamente se i rappresentanti collaboreranno con tutti gli attori in campo. Secondo gli analisti, utilizzando quest'ultima espressione il Consiglio di Sicurezza legittima di fatto e implicitamente le autorita' talebane, ancora non ufficialmente riconosciute a livello internazionale. Il via libera al rinnovo della missione umanitaria e' stato approvato con il voto favorevole di 14 membri del Consiglio con la sola astensione della Russia, che ha ostacolato piu' volte i lavori dell'organo ONU contestando la bozza di risoluzione. I diplomatici russi avevano motivato il loro NO al rinnovo evidenziando che la missione avrebbe dovuto ottenere a monte il consenso delle autorita' de facto dell'Afghanistan e, secondo Mosca, le autorita' fondamentaliste non sono state interpellate dal Palazzo di Vetro. L'ambasciatrice norvegese presso l'ONU Mona Juul ha ribadito che il documento non equivale ad ammettere una rappresentanza diplomatica talebana a Palazzo di Vetro ma ha ammesso che tiene in debito conto la presa del potere a Kabul da parte dei fondamentalisti islamici.
Franco de Stefani