Con la firma di nuovi accordi nella settimana appena trascorsa, Serbia, Macedonia del nord ed Albania approfondiscono la cooperazione regionale all'interno dell'iniziativa Open Balkan. Apertura del mercato del lavoro, identificazione elettronica dei documenti, cooperazione sui certificati veterinari e sulla sicurezza alimentare. Sono questi i settori in cui - martedì scorso a Tirana – i leader di Albania, Macedonia del nord e Serbia hanno firmato nuovi accordi all'interno dell'iniziativa Open Balkan, che mira ad abbattere le barriere allo spostamento di persone, merci e capitali nei Balcani sul modello dell'area Schengen.
Il nuovo approfondirsi della cooperazione regionale è stato salutato con favore dal Commissario UE all'Allargamento, l'ungherese Olivér Várhelyi, che ha sottolineato il fatto che Open Balkan prende vita da un'iniziativa politica che parte dalla regione, prendendo ispirazione dal processo di integrazione europea.
Al tempo stesso, però, Várhelyi ha ammesso le difficoltà dell'Unione ad implementare il promesso allargamento ai Balcani occidentali. Se la Serbia ha già aperto la maggior parte dei capitoli negoziali, la Macedonia del nord è bloccata dal veto della vicina Bulgaria su questioni storiche e culturali, veto che blocca di riflesso anche ogni progresso dell'Albania.
Proprio il lungo stallo nel processo di allargamento ha spinto Belgrado, Skopje e Tirana ad accelerare su Open Balkan, che secondo il premier albanese Rama dovrebbe portare ai primi risultati visibili già ad inizio 2022. All'iniziativa sono stati invitati ripetutamente anche Bosnia Erzegovina, Kosovo e Montenegro, che però fino ad oggi non hanno mostrato interesse a partecipare. Prima della firma, anche l'opposizione albanese ha protestato in piazza, sostenendo che Open Balkan favorisca soltanto gli interessi della Serbia.
Francesco Martino