Il Tribunale della Bosnia-Erzegovina ha confermato il primo atto d'accusa per avere negato il genocidio di Srebrenica, avvenuto nel 1995. Come reso noto dalla Procura, il Tribunale ha confermato l'atto d'accusa contro Vojin Pavlovič, leader di una delle associazioni serbe estremiste del paese. Pavlovič è stato accusato di avere consapevolmente e deliberatamente giustificato e approvato il genocidio durante la commemorazione dell'anniversario. Vennero uccise oltre 8 mila persone. Pavlovič avrebbe giustificato il genocidio con discorsi e manifesti in cui si glorificavano gli autori ed è stato accusato di istigazione all'odio, alla discordia, all'intolleranza religiosa, razziale e nazionale, accuse per le quali è prevista una pena da tre mesi a tre anni di reclusione. La negazione dei crimini di guerra e del genocidio confermati da sentenze internazionali è divenuta un reato penale in Bosnia-Erzegovina dal 2021 con le modifiche al Codice Penale introdotte dall'allora rappresentante della comunità internazionale Valentin Inzko. Nonostante ciò e nonostante lo facciano molti politici serbi, anche il Presidente della Republika Srpska Milorad Dodik ha negato pubblicamente il genocidio e finora nessuno nel Paese è stato condannato per questo. Pavlovič da molti anni dirige un'associazione in cui si sostiene la separazione, si promuove il nazionalismo serbo e si glorifica la Russia. Nel gennaio scorso era stato presentato un atto d'accusa contro di lui per la glorificazione del Comandante delle forze della Republika Srpska Ratko Mladič, che guidava l'offensiva su Srebrenica e causò il genocidio oltre ad altri crimini.
Franco de Stefani