Un intreccio truffaldino che parte da Londra e arriva a Roma, passando anche per Lubiana, e piomba nelle stanze Vaticane dove il procuratore Alessandro Diddi chiesto una pena di sette anni e 3 mesi per il cardinale Angelo Becciu, accusato insieme ad altre 10 persone di aver commesso reati di peculato e abuso d'ufficio, arrecando danno alle finanze vaticane, motivo per il quale è stata richiesta anche la confisca di una somma di 14 milioni di euro, pari al danno che avrebbe provocato.
Tutto ha inizio con un dubbio acquisto da parte della Segreteria di Stato, di cui allora Becciu era il numero due, di un immobile a Sloane Avenue a Londra. Inchiesta aperta nel 2019 dalla magistratura vaticana, che ha poi portato alla luce anche il ruolo di Cecilia Marogna, che per conto del porporato ha aperto una società specializzata in operazioni umanitarie con sede a Lubiana, la Logsic, per consulenze in Africa e Medio Oriente. Secondo gli investigatori la Logsic ha ricevuto dalla Santa Sede un compenso di mezzo milione di euro per i suoi servizi, accreditati su due conti correnti UniCredit a Lubiana. Anche se non era necessaria giustificare le spese, Marogna ha spiegato che quei fondi servivano per viaggi, pagamento informatori e uscite indispensabili per proteggere Nunziature apostoliche e missioni religiose da eventuali sequestri o azioni terroristiche.
Prima di formalizzare le richieste di condanna per i dieci imputati, Diddi, avvocato specializzato in criminalità di tipo finanziario e reati contro la pubblica amministrazione, ha sottolineato che nonostante siano stati "commessi molti reati contro il patrimonio, nessuno ha avanzato offerte di risarcimento del danno". Al contrario, secondo Diddi la strategia del cardinale Becciu è stata quella di interferire con le indagini e non di interagire con i magistrati, anche tramite la leva mediatica.
Il processo, avviato grazie alle modifiche apportate da Papa Francesco che consentono ai tribunali Vaticani di processare vescovi e cardinali, si tratta senza dubbio di un evento storico, poiché mai nella storia recente della Chiesa Cattolica un cardinale si era trovato a dover rispondere in un tribunale della Santa Sede di accuse che includono anche truffa, riciclaggio, autoriciclaggio, estorsione, corruzione, e appropriazione indebita. Ad oggi, secondo le risultanze investigative, non vi è dubbio che truffa c'è stata, ma il nodo principale che dovranno sciogliere i magistrati sarà stabilire chi ha truffato e chi è stato truffato.
Valerio Fabbri