Nella nuova bozza, rispetto alla prima, rimangono l'obiettivo di puntare a rimanere sotto agli 1,5 gradi Celsius di riscaldamento globale dai livelli pre-industriali - l'obiettivo piu' ambizioso dell'Accordo di Parigi -, il taglio delle emissioni di CO2 del 45 per cento al 2030 rispetto al 2010, e a giungere a zero emissioni nette di anidride carbonica intorno alla meta' del secolo. Rimane anche la richiesta di profonde riduzioni nelle emissioni di gas serra. Nella seconda bozza rimane l'invito all'aggiornamento urgente degli obiettivi di decarbonizzazione per quei paesi che non lo hanno ancora fatto, ma sparisce la previsione di un ulteriore aggiornamento entro la fine del 2022, presente invece nella prima bozza. Rimane invariato nella seconda versione del documento il riconoscimento dell'importanza del ruolo dei giovani, delle donne e delle comunita' indigene nella lotta alla crisi climatica. E' sparito il termine del 2023 per attivare il fondo da cento miliardi di dollari all'anno per i paesi meno sviluppati, nella seconda versione ci si limita a sollecitare i paesi sviluppati a deliberare pienamente e urgentemente sull'obiettivo dei cento miliardi di dollari entro il 2025, e si sottolinea l'importanza della trasparenza nell'attuazione dei loro impegni. Sono rimasti vuoti i paragrafi destinati al completamento del Paris Rulebook, vale a dire le regole per l'attuazione dell'Accordo di Parigi, e alla trasparenza, le regole per comunicare i risultati di decarbonizzazione degli stati. Questi ultimi due sono i dossier piu' spinosi in discussione a Glasgow.
Franco de Stefani