La demografia globale ed in particolare nei paesi più sviluppati, presenta alcuni squilibri strutturali maturati nel corso degli ultimi decenni. La bassissima natalità ben al di sotto della soglia capace di assicurare il rimpiazzo delle generazioni, e l'allungamento della durata di vita hanno generato una struttura di popolazione in cui è preponderante il peso delle persone anziane, ed è sempre più esiguo il contingente giovanile. Secondo l'Onu, la popolazione globale a metà novembre ha raggiunto gli otto miliardi di persone. Se però per buona parte dei Paesi il calo demografico inizierà verosimilmente verso l'anno 2030, nei Paesi più industrializzati è anticipato di una ventina d'anni. È comunque una previsione difficile che dipende, più che dai nascituri che dai morituri, ovvero più dall'allungamento generalizzato dell'attesa di vita dei già nati che dal volume di nuovi arrivi. La crescita della popolazione globale si è ridotta notevolmente. Nel 2021 il tasso di 'fecondità' mondiale è arrivato a 2,3 nascite per ogni donna in età di gravidanza. Si stima che due terzi della popolazione terrestre viva in nazioni dove la fecondità è inferiore a 2,1 il livello che garantisce il 'rimpiazzo' della popolazione esistente. Nei Paesi più industrializzati il tasso è ancora più basso circa 1,21 figli per donna. Il cambiamento impatterà ogni aspetto della società. Con il forte aumento dell'età media della popolazione, rischiano il collasso, i sistemi pensionistici. Elevare quindi l'età pensionabile dai tradizionali 65 anni ai 66 o più anni, metterebbe di colpo milioni di pensionandi in condizione di dover attendere, temporaneamente, altri anni per ottenere il reddito pensionistico. Allungare però la vita lavorativa implica anche venire incontro agli acciacchi e alle condizioni mediche, come il diabete o i problemi cardiaci che, già accorciano molte carriere. Pertanto, tenere i lavoratori anziani in salute e produttivi sarà costoso, e qualcuno, lo Stato, gli assicuratori o i parenti, probabilmente un po' tutti, dovrà pagarne i conti.
Corrado Cimador