Sono aperti dalle 7 di stamattina i seggi elettorali in Serbia, dove circa sei milioni e mezzo di aventi diritto al voto sono chiamati a scegliere il nuovo presidente e i propri rappresentanti al parlamento di Belgrado. In parallelo, si tengono anche le amministrative nella capitale e in numerosi altri centri del paese.
La Serbia va a consultazioni anticipate dopo che quelle del 2020 sono state boicottate dall'opposizione, che accusano Vučić di aver imposto un regime sempre più autocratico nel paese.
Le elezioni di oggi si tengono sotto il segno della guerra in Ucraina: Vučić, dominatore della scena politica serba da un decennio e tessitore di una politica di delicato e spesso ambiguo equilibrismo tra Occidente e Mosca, chiede un secondo mandato presidenziale forte dei sondaggi che lo danno favorito assoluto.
Il presidente serbo spera apertamente di essere rieletto già al primo turno: a contendergli il passo sarà soprattutto Zdravko Ponoš, generale in pensione e candidato centrista della coalizione pro-europeista "Alleanza per la vittoria".
Anche in parlamento il Partito progressista serbo di Vučić sembra destinato a conquistare di nuovo una larga maggioranza, seguito ancora una volta dall'"Alleanza per la vittoria", dai socialisti - tradizionali alleati di Vučić - e dalla coalizione di movimenti ambientalisti "Moramo".
Alle elezioni parteciperanno anche i serbi del Kosovo, che però stavolta per votare dovranno recarsi in seggi aperti in territorio serbo: il governo di Pristina ha infatti vietato che le attività elettorali potessero svolgersi in Kosovo, una decisione fortemente criticata dalle principali potenze occidentali.
Francesco Martino
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