Ancora poche ore a disposizione per Ministri e delegati al COP28 di Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, per riuscire a trovare un accordo. A fronte di numerose posizioni contrarie si sta tentando di trovare l'intesa che cambierebbe, a lungo termine, le sorti del pianeta rispettando uno degli obiettivi previsti dall'accordo di Parigi del 2015, la limitazione al di sotto dei due gradi Celsius del riscaldamento medio globale. COP28 dovrebbe concludersi domani ma sono necessarie la massima ambizione e flessibilità secondo il Segretario ONU Guterres. Nell'ultima bozza di accordo proposta, ridotta da 27 a 21 pagine, viene riconosciuta la necessità di una riduzione profonda e rapida sia del consumo che della produzione di combustibili fossili in modo ordinato ed equo in modo da raggiungere lo zero netto intorno al 2050. Nel testo non è più citata la parola "uscita" dai combustibili fossili mentre rimane l'indicazione di triplicare la capacità di energia rinnovabile e di raddoppiare l'efficienza energetica entro il 2030. Il testo, proposto dalla Presidenza, esorta le parti ad accelerare nelle tecnologie a zero e a basse emissioni comprese le rinnovabili, il nucleare, le tecnologie di abbattimento e rimozione del carbonio e la produzione di idrogeno a basso contenuto di carbonio, in modo da potenziare gli sforzi verso la sostituzione delle tecnologie fossili. Gli ostacoli maggiori vengono dall'Arabia Saudita, principale esportatore di greggio al mondo, e dall'Iraq, che hanno apertamente espresso la propria opposizione. La chiusura del COP28 è fissata per martedì 12 dicembre ma, secondo il Presidente al Jaber, è difficile che questo testo accontenti le richieste dei gruppi, e ci si attende un rigetto da più parti. Infatti, secondo uno studio della Civil Society Equity Review i paesi ricchi dovrebbero iniziare da subito a eliminare gradualmente l'estrazione di combustibili fossili entro il 2031 e cessarla entro il 2050. Il Segretario ONU Guterres, nel suo intervento, ha evidenziato che la decarbonizzazione creerà milioni di posti di lavoro ma i governi dovranno garantire sostegno, formazione e protezione sociale per coloro che potrebbero subire impatti negativi.
Franco de Stefani