A tre anni dall'inizio dei combattimenti, che hanno provocato un'immane tragedia umanitaria e una devastazione senza precedenti, il Presidente Volodymir Zelensky ha manifestato una cauta apertura al dialogo diretto con l’omologo russo Vladimir Putin. In un'intervista rilasciata al giornalista britannico Piers Morgan, Zelensky ha affermato che, qualora ciò si rivelasse l'unico mezzo per porre fine al conflitto e salvare vite innocenti, sarebbe disposto a sedersi al tavolo delle trattative. “Parleremo con Putin. La conversazione con lui è già un compromesso" ha dichiarato aggiungendo che “se questa è l'unica soluzione in cui possiamo portare la pace ai cittadini senza perdere persone, allora sicuramente opteremo per questa soluzione" Tuttavia, il leader ucraino ha evidenziato la necessità di un negoziato multilaterale, con la partecipazione attiva degli Stati Uniti e dell'Unione Europea, al fine di garantire condizioni di pace eque e durature. Se in precedenza il Cremlino rifiutava il dialogo con la controparte, ritenendo illegittima la leadership di Zelensky, in quanto rimasta al potere oltre i termini previsti, attualmente sembra mostrare una maggiore flessibilità a riguardo. Pur mostrandosi disponibile al confronto, Zelensky ha ribadito l'intransigente posizione sul tema dell'integrità territoriale, escludendo la possibilità di riconoscere l'annessione illegittima di qualsiasi porzione del territorio ucraino. Nel frattempo, la contesa per il dominio delle risorse naturali si inserisce in un contesto geopolitico sempre più complesso. L'Ucraina, ricca di terre rare, si trova al centro di una competizione strategica tra le grandi potenze. Zelensky consapevole di questo potenziale, ha accennato la possibilità di accogliere investimenti statunitensi nel settore estrattivo, pur sottolineando la necessità di preservare gli interessi nazionali. La decisione di Kiev di collaborare con le aziende americane rappresenta un chiaro segnale della volontà di diversificare i propri partner commerciali e di ridurre la dipendenza dalle forniture energetiche russe. Mosca, tuttavia, interpreta tale mossa come un ulteriore elemento di tensione nei rapporti bilaterali tra gli Stati Uniti e l'Ucraina.
Alessia Mitar