La tensione tra Turchia e Forze democratiche siriane si intensifica. Ankara, dopo l’annuncio da parte degli Stati Uniti di un possibile cessate il fuoco, lo ha smentito con fermezza. “È fuori questione per noi avere colloqui con qualsiasi organizzazione terroristica, la dichiarazione degli Stati Uniti dev’essere un lapsus”, questa la risposta alle parole del portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller. Le Forze democratiche siriane, alleato chiave degli Stati Uniti nella lotta contro lo Stato islamico, sono guidate dall’Unità di Protezione Popolare, un gruppo che Ankara considera un’estensione del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, organizzazione che ha combattuto contro lo Stato turco per quattro decenni. Nel frattempo, il presidente turco Erdogan ha espresso le sue aspettative riguardo la situazione in Siria: “La costruzione di una Siria libera dal terrorismo, dove tutti i gruppi religiosi ed etnici vivano fianco a fianco in pace, è la nostra più sincera aspettativa” ha affermato, evidenziando anche l’importanza dell’unità del popolo siriano e ribadendo l’impegno della Turchia nel contribuire alla stabilità della regione.
La situazione nel territorio rimane tesa, dove la Turchia continua a rafforzare la sua presenza militare al confine siriano. Secondo fonti locali, Ankara sta facendo pressione sul nuovo governo siriano affinché eviti qualsiasi dialogo con le strutture di autogoverno curde o le Forze democratiche siriane. Quest'ultime hanno espresso preoccupazione per l’intensificarsi delle operazioni turche e hanno chiarito la loro intenzione di resistere su tutti i fronti. La comunità internazionale osserva l’evolversi della situazione, temendo un’escalation che possa compromettere ulteriormente “la stabilità della regione e gli sforzi compiuti finora nella lotta contro il terrorismo”.
B.Z