Sono trent’anni che Tuvalu, la nazione di nove atolli e dodicimila abitanti nel sud del Pacifico diventata simbolo del cambiamento climatico, cerca di sensibilizzare il mondo sul problema dell'innalzamento degli oceani, tanto che nel 2021 il ministro degli esteri Simon Kofe inviò un intervento video alla conferenza sul clima Cop 26 con i pantaloni arrotolati e l’acqua alle ginocchia. La piccola nazione pacifica è destinata, infatti, a scomparire e la sua popolazione sarà probabilmente costretta a emigrare in massa.
I tuvaliani non intendono rinunciare alla loro sovranità e per questo hanno aggiunto nella costituzione una nuova frase nella quale si dice che il paese esisterà “in perpetuo”, anche quando fisicamente non ci sarà più. Per questo manterrà il diritto sulle acque circostanti. Su ventisei chilometri quadrati di terra, infatti, l’arcipelago di Tuvalu può rivendicare ottocentomila di territorio marittimo.
Anche gli altri stati insulari del Pacifico stanno mappando i loro confini marittimi e le loro zone economiche esclusive, che dalle coste si estendono per trecentosettanta chilometri, sottolineando il fatto che queste rimarranno tali indipendentemente dalle variazioni del livello dell’oceano.
Barbara Costamagna