Gli Stati Uniti hanno bloccato con il veto la risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che chiedeva il "cessate-il-fuoco umanitario a Gaza" e definiva la situazione umanitaria "catastrofica". Nonostante la pressione del segretario generale Antonio Guterres, il testo degli Emirati - che chiedeva anche la protezione dei civili, il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi ancora detenuti da Hamas - ha ottenuto 13 voti a favore, un astenuto (la Gran Bretagna) e, appunto, il veto degli Stati Uniti.

Era prevedibile che il documento venisse rigettato. Gli Stati Uniti avevano già avvertito di non ritenere utile una nuova risoluzione in questa fase. Il vice ambasciatore statunitense all'Onu Robert Wood aveva detto nei giorni scorsi che Washington non avrebbe sostenuto alcuna ulteriore azione del Consiglio di sicurezza e si sarebbe invece concentrato su "una diplomazia difficile e sensibile mirata a ottenere il rilascio di più ostaggi, un maggiore afflusso di aiuti a Gaza e una migliore protezione dei civili".
Israele ringrazia gli Usa per il veto. Il ministro degli Esteri israeliano, Cohen, ha inoltre attaccato il segretario delle Nazioni Unite, Guterres, accusandolo di stare dalla parte di Hamas: "una vergogna e un marchio di Caino per l'Onu", ha dichiarato. Diametralmente opposta la posizione di Hamas, che condanna il veto americano: una decisione "immorale e disumana". Per Medici senza frontiere gli Usa "sono gli unici a votare contro l'umanità".
Rammarico per l'esito del voto al Consiglio di sicurezza Onu è stata espresso dalla Slovenia. In una nota diffusa dal Ministero degli esteri si afferma che la tregua sarebbe potuta essere un primo passo per fermare la catastrofe umanitaria. La posizione di Lubiana è chiara: occorre proclamare subito un cessate il fuoco duraturo per Gaza, organizzare una conferenza di pace che punti alla soluzione dei due Stati, soluzione che a detta della diplomazia slovena "porterebbe al riconoscimento dello stato della Palestina e garantirebbe più sicurezza a Israele".
Il bilancio dei morti dall'inizio dell'offensiva israeliana, aggiornato a venerdì sera, sfiora ormai i 17'500 morti, in grande maggioranza donne e bambini. La situazione umanitaria nella Striscia, dove gli aiuti arrivano con il contagocce, si fa di giorno in giorno più difficile. La popolazione viene sospinta in spazi sempre più ristretti dai continui ordini di evacuazione emanati dall'esercito israeliano. L'ONU stima che l'85% degli abitanti - ovvero 1,9 milioni di persone - abbiano dovuto lasciare le proprie case. (a.c.)

Foto: Reuters
Foto: Reuters