Il CD, dedicato a brani cameristici e solistici di Raffaello de Banfield e Vito Levi, porta a compimento una ricerca, realizzata dal pianista e direttore triestino Elia Macrì e iniziata quasi un decennio fa. Il commento nel booklet - a cura di Gianni Gori, uno dei più approfonditi conoscitori dellla storia della musica giuliana – reca il titolo Un itinerario nella Trieste musicale del Novecento, un titolo che chiaramente indica i confini territoriali e cronologici del CD.
Animato da un interesse personale verso la musica della sua città natale (una musica che è tutt’altro che provinciale, soprattutto nella prima metà del XX secolo), Elia Macrì ha iniziato il suo percorso di ricerca con due pubblicazioni di brani di Vito Levi, uno dei nomi fondamentali per l’evoluzione della musica e della musicologia a Trieste. Nato nel 1899, Levi ha attraversato indenne due guerre mondiali e ha tagliato anche il traguardo del secondo millennio, lasciando la vita terrena nel 2002. Conosciuto soprattutto come musicologo e critico musicale, Levi è stato anche compositore. La sua formazione ha come riferimenti due nomi importanti per la scena triestina, quello di Ermanno Leban (1874-1946), da cui apprese i primi rudimenti, passando poi al ben più noto Antonio Smareglia (1854-1929). Ci ha lasciato un discreto numero di brani orchestrali, da camera e corali. Nel 2012, a dieci anni dalla morte, il mondo culturale triestino ha espresso il suo profondo rispetto per Levi con una serie di pubblicazioni, tra cui anche le due raccolte, curate da Elia Macrì: i Preludi per pianoforte e le Liriche Anacreontiche, pubblicate dal Circolo della Cultura e delle Arti e dalla casa editrice udinese Pizzicato.
A questo primo passo nella riscoperta di scorci meno conosciuti della storia di Trieste, ha fatto seguito un secondo passo: nel 2017 Macrì ha pubblicato, sempre per le edizioni Pizzicato, le Liriche per voce e pianoforte Raffaello de Banfield con la preziosa introduzione della sorella minore Maria Luisa de Banfield Mosterts, in cui rilucono coloriti ricordi personali (come ad esempio quello della notte, in cui da bambina fu costretta a rimanere sveglia, perché il fratello con il grammofono a tutto spiano ascoltava Beniamino Gigli), ma anche memorie delle importanti frequentazioni del fratello del jet set internazionale (Greta Garbo, Tennessee Williams, Marlon Brando ecc.). Ai ricordi di Maria Luisa de Banfield Mosterts, Macrì aggiunge una Prefazione, in cui ci racconta un de Banfield che sin da giovanissimo è stato particolarmente devoto alla musica e, soprattutto, al teatro musicale, nel cui ambito ha maturato esperienze diverse dalla composizione (che lo ha visto autore di opere e di balletti, apprezzati sui pacoscenici internazionali) sino alla direzione artistica e al mecenatismo. Iniziato alla composizione da Vito Levi, la sua formazione ha avuto come madrina d’eccezione Nadia Boulanger a Parigi, mostrando sin da subito inclinazione creativa, vicina alla voce e alla danza. L’edizione a stampa di queste 12 liriche è stata realizzata studiando i manoscritti, che si trovano ancor oggi nella biblioteca privata di Villa Tripcovich (tutelata dalla Soprintendenza) che Macrì ha confrontato con il Fondo R. de Banfield del Museo teatrale Schmidl di Trieste. I testi che de Banfield ha scelto di musicare sono tra i più disparati da Giovanni Pascoli, Maurizio Pellegrini, Francesco Pastonchi, Umberto Saba passando per un anonimo cinese, Rainer Maria Rilke (tradotto da Vincenzo Errante), James Joyce (tradotto da Marco Lombardi) per arrivare a Gabriel Boissy in francese, Federico Garcia Lorca in spagnolo, Emily Dickinson e Katherine Mansfield in inglese. In questa raccolta scopriamo le prime esperienze compositive di de Banfield, scritte tra il 1941 e il 1949 e ci si mostra il mondo artistico debanfieldiano, chiaramente lontano da ciò che in quegli stessi anni stavano sperimentando le avanguardie.
A completare la ricerca Elia Macrì ha voluto registrare un CD, edito dalla Tactus, che propone brani scelti dalle tre raccolte a stampa, di cui sopra. L’affascinante voce del soprano Daniela Mazzucato, che di de Banfield è stata grande amica, si presta ad interpretare 8 Liriche di de Banfield e 4 Liriche anacreontiche di Vito Levi, dando loro nuova vita. Ad accompagnare la duttile voce della Mazzucato, Elia Macrì in veste di pianista che così chiude il suo cerchio di ricerca, presentando nella seconda parte del CD tutti e 10 i Preludi per pianoforte di Levi. L’ascoltatore ha così l’avventura di scoprire il luccichio di frammenti di una società che ha fortemente caratterizzato Trieste e la sua vita culturale e che non c’è più, una società devota alla cultura, all’eleganza e alla finezza quasi fin de siècle. Anche il frontespizio del CD, il Ritratto di giovane donna in abito nero del pittore triestino Bruno Croatto, è stato scelto con cura per accompagnare questo sentire crepuscolare. Indubbiamente si tratta di un CD che ha come grande pregio quello di farci (ri)scoprire brani meno conosciuti e testimoni di un’epoca tramontata che possiamo solo gustare con una sensazione di malinconia. L’unico appunto che si potrebbe fare è la mancanza di una dimensione prospettica della registrazione, probabilmente dovuta a un eccessivo livellamento dei piani dinamici, un inciampo non di poco conto soprattutto nei brani vocali che fanno delle finissime nuances dinamiche e agogiche la principale modalità di espressione.
Qui il link alla trasmissione Sonoramente Classici con l'intervista radiofonica.
Qui il link alla trasmissione televisiva Quarta di Copertina che ha come ospite Elia Macrì.