La Commissione parlamentare d'inchiesta si chiede com’è possibile che un cittadino iraniano sia riuscito a riciclare complessivamente oltre un miliardo di euro tramite la NLB nel momento in cui contro l'Iran erano in vigore sanzioni internazionali. La banca non ha preso sul serio la questione, l'Ufficio per la prevenzione e la lotta al riciclaggio di denaro si è a lungo chiesto di cosa si trattasse, nel contempo i servizi segreti Sova hanno ottenuto chiari indizi sul controverso svolgimento degli eventi, riportando il tutto all'ex primo ministro, Pahor, che però non ha mai letto i rapporti riguardanti la questione.
Nel 2010 i servizi segreti hanno spedito il rapporto sul riciclaggio di denaro tramite la Nova Ljubljanska Banka a 7 indirizzi, tra cui a quello di Pahor, che ha confermato di aver ricevuto la missiva, sottolineando però di non aver sempre potuto leggere tutti i rapporti dell'intelligence. "Il primo ministro deve organizzare il proprio lavoro in modo opportuno, deve infatti poter prendere decisioni giuste e importanti", ha affermato Pahor. All'epoca riteneva inoltre che fosse stato l'Ufficio per la prevenzione e la lotta al riciclaggio di denaro ad occuparsi del caso.
"L'intelligence ha lavorato bene", ha dichiarato ancora Pahor, "in quel momento però la proliferazione delle armi nucleari non era la mia preoccupazione principale". Il presidente, in ogni modo, si rende conto che la NLB, durante il suo mandato, ha violato l'embargo internazionale contro l'Iran.
Interrogato dalla Commissione parlamentare d'inchiesta inoltre l'ex Consigliere di Pahor per la sicurezza nazionale, Darko Lubi, che afferma di non ricordarsi dell'accaduto. Simona Dimic, ex capo del gabinetto del premier, dichiara invece di non avere niente a che fare con la questione. Ignaro dei fatti pure l'ex ministro delle Finanze, Franci Križanič.