"La Jugoslavia non esiste più, d'ora in poi parliamo di Slovenia" furono le parole di uno dei maggiori artefici dell'indipendenza slovena Jože Pučnik, scandite dopo il risultato plebiscitario. Si celebrano quest'anno 29 anni dalla storica data che segno l'indipendenza slovena, il plebiscito del 23 dicembre del 1990 con la stragrande maggioranza degli aventi diritto votò per l'indipendenza slovena. I risultati vennero proclamati solennemente in parlamento tre giorni dopo. Il quesito plebiscitario diceva "Siete favorevole che la Repubblica di Slovenia diventi uno stato autonomo e indipendente?". Un milione e 300 mila persone circa scelsero il Sì. Un ruolo importante fu quello di Aurelio Juri politico e giornalista di nazionalità italiana, già sindaco di Capodistria e deputato al parlamento di Lubiana. "Vista la partecipazione, che è stata di oltre l'88 % e l'esito a favore dell'indipendenza che è stato del 92 %, è stato un referendum plebiscitario" commenta Juri. "Sì, c'erano preoccupazioni, dilemmi, incertezze, però era ormai acquisito da tutta l'opinione pubblica slovena e non solo slovena, anche da tutti coloro che erano venuti in Slovenia dalle altre repubbliche...ricordo che c'era una popolazione nazionalmente mista, il 23 % per cento dei residenti in Slovenia era appartenente ad altri popoli e nazionalità della Jugoslavia. E quindi se si fanno i calcoli, vuol dire che anche la stragrande maggioranza di costoro hanno votato a favore dell'indipendenza, per quanto non fosse stato facile abbandonare i legami in termini formali con le repubbliche di origine e anche con le proprie famiglie". "C'è stata quindi la convinzione, e questo è stato un po' quello che ha prevalso - conclude Aurelio Juri - che ormai era meglio andarsene".

Dionizij Botter

Foto: MMC RTV SLO
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