Dall’apertura dell’esecutivo sull’alleggerimento del lavoro amministrativo, che verrà delocalizzato per quanto riguarda le pratiche per i cittadini stranieri, all’annuncio di un accordo fra governo e sindacato sono passate poche ore che, di fatto, hanno fatto scorrere i titoli di coda su uno sciopero che prosegue da fine gennaio. L’ottimismo dispensato ieri da Arčon in conferenza stampa, evidentemente, era ben fondato, nonostante il vicepremier avesse assicurato che la decisione di estrapolare dal lavoro delle unità amministrative le domande su permessi di soggiorno e certificati di residenza non avesse nulla a che fare con le trattative per lo sciopero. Delle 42 unità in stato di agitazione solo due hanno espresso contrarietà alla proposta di accordo, mentre le rimanenti 16 sul totale operanti in Slovenia avevano già interrotto l’attività sindacale o non avevano affatto aderito. A scanso di equivoci il presidente del sindacato degli organi statali, Frančišek Verk, ha detto che l’accordo si applicherà a tutte le unità amministrative, mentre bisognerà attendere lunedì per la sospensione dello sciopero. Oltre ad Arčon, artefice di questo accordo è stato il ministro della Pubblica Amministrazione, Franc Props, che dopo un gran lavoro dietro le quinte ha tenuto a ribadire quanto detto da Verk, ovvero che gli accordi nel settore pubblico conclusi dai sindacati rappresentativi valgono per tutti, anche per chi quei contratti non li firma. I riottosi se ne faranno una ragione, dato che nell’intesa che sarà formalizzata oggi rientra anche l’applicazione dell’articolo 22 della legge sul sistema salariale nel settore pubblico, che tratta l'erogazione di incrementi salariali in caso di aumentata mole di lavoro. La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, prevista per lunedì, sancirà la fine effettiva dello sciopero.
Valerio Fabbri