Alcuni quotidiani hanno ribattezzato l'ultima diatriba fra Pirc Musar e Golob come il "pingpong fra Erjavčeva e Gregorčičeva", ovvero gli indirizzi rispettivamente di presidenza della Repubblica ed esecutivo distanti poche centinaia di metro, ma separati anni luce in termini politici. Il pomo della discordia, questa volta, è l'invito che la prima carica dello Stato ha inviato al collega cinese.
Un'iniziativa che ha irritato non poco Golob e il suo gabinetto. Perché se il consigliere diplomatico del premier, Vojko Volk, ha provato a ricomporre la frattura dicendo che la politica estera viene decisa di comune accordo fra parlamento, governo e presidenza della Repubblica, da Erjavčeva hanno freddamente precisato che il governo non ha alcuna autorità per rifiutare o approvare le visite dei leader di paesi stranieri, un'ingerenza inammissibile nei poteri della prima carica dello stato. Una spiegazione ribadita anche dalla reponsabile degli Esteri, Tanja Fajon, secondo cui la cooperazione con la presidenza avviene in conformità con la legislazione e la prassi pertinenti. Il problema poi, ha spiegato ancora l'ufficio della presidente, non dovrebbe nemmeno esistere, dal momento che l'invito è in linea con la politica del governo di cooperazione attiva con la Cina, come dimostrano le 4 spedizioni ministeriali in Estremo oriente in meno di un anno.
Il contropiede politico di Pirc Musar, questa volta, sembra aver messo fuorigioco il premier. Per vedere la reazione del premier non rimane che attendere le prossime settimane, a partire dalla nomina al vertice della banca di Slovenia.
Valerio Fabbri