Il premier Marjan Šarec, nonostante la bocciatura di Angelika Mlinar in sede di commissioni parlamentari, ha ribadito che insiste sulla sua candidatura quale ministro per la coesione e ha rinunciato a proporre un altro nome. La Camera di Stato si esprimerà quindi sulla candidata inizialmente proposta. Per l'elezione è sufficiente la maggioranza semplice. Alenka Bratušek, presidente dell'omonimo partito, ha detto che se fosse nei panni del premier Šarec, nel caso di una bocciatura di Angelika Mlinar, da lei fortemente voluta quale candidato ministro per la coesione, rassegnerebbe le dimissioni. Sta al capo del governo fare opera di convincimento sui deputati, ha spiegato, aggiungendo che se l'Aula non darà luce verde, nel suo partito si aprirà un dibattito sull'opportunità o meno di continuare a far parte della coalizione di governo. L'esito del voto è molto incerto. Contrari alla nomina di Angelika Mlinar sono Partito Democratico, Sinistra, Nuova Slovenia e Partito Nazionale, tutte formazioni dell'opposizione. Per quanto riguarda la coalizione, riserve sono state espresse dal Desus, i cui deputati non hanno una posizione unitaria; il Partito dei Pensionati contesta il metodo con cui si è arrivati alla scelta del candidato ministro. La Lista Šarec si è appellata al senso di responsabilità; i Socialdemocratici ritengono che Angelika Mlinar abbia i requisiti necessari per guidare il dicastero; Dejan Židan ha auspicato un sostegno quanto più ampio e ha sollecitato il rispetto del contratto di coalizione. Una bocciatura rischierebbe di aprire una seria crisi nell'esecutivo di minoranza, soprattutto alla luce della possibile uscita del partito di Alenka Bratušek.
Delio Dessardo