Ivan Gale, che ha sostituito il direttore dell'Ente, Anton Zakrajšek, assente per malattia e nel frattempo anche dimissionario e quindi esonerato, è stato chiaro e diretto denunciando con nomi e cognomi una serie di interventi di funzionari e politici a favore di determinate ditte private interessate ai contratti per la fornitura delle famose mascherine. Gale, in pratica il primo whistleblower sloveno, ha descritto le pressioni tutt'altro che vellutate in certi casi, ma comunque numerose e costanti. Tra gli altri è stato chiamato in causa anche il ministro dell'Economia, Zdravko Počivalšek, che ha negato qualsiasi abuso e favoritismo. Il Ministero ha inviato al governo un rapporto che comprende anche precisazioni dei dicasteri della Sanità, degli Esteri e della Difesa, più un resoconto dello stesso Ente per le scorte strategiche che a metà aprile ha firmato 21 contratti per l'acquisto di materiale sanitario senza l'autorizzazione del ministero competente, cioè dell'Economia. Mentre non è passato inosservato il silenzio del premier, Janez Janša, che non ha difeso Počivalšek, altrimenti leader dell'SMC, né ha rilasciato dichiarazioni in merito allo scandalo esploso la scorsa settimana. Si è fatto vivo invece l'Assembramento per la Repubblica, il gruppo informale di politici e intellettuali vicini al centrodestra, con una richiesta a TV Slovenia affinché la trasmissione Tarča torni sull'argomento e dia la parola a tutti gli accusati, tra i quali Počivalšek ed anche il leader del Partito popolare ed ex vicepremier, Marjan Podobnik, e l'ex europarlamentare di Nuova Slovenia, già premier e ministro degli Esteri, Lojze Peterle. Entrambi hanno negato ogni colpa, adesso vogliono un confronto con Gale e Zakrajšek.


Boris Mitar

Foto: Reuters
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