Il servizio d’intelligence ha monitorato le proteste, lo ha affermato il direttore della Sova, Janez Stušek, la decisone è stata motivata dalle informazioni raccolte che indicavano il coinvolgimento di soggetti internazionali, che Stušek non ha svelato. Il compito della Sova è quello di raccogliere le informazioni utili su organizzazioni, gruppi e singoli che attraverso le loro attività all’estero mettono a repentaglio la sicurezza nazionale. Alle dichiarazioni del capo dei servizi d’intelligence, i membri del comitato interni hanno deciso di riunirsi nuovamente venerdì a porte chiuse. Per quanto riguarda invece l’operato degli agenti di polizia Danijel Lorbek, dell’amministrazione generale e Stanislav Vrečar dell’amministrazione di Lubiana, hanno spiegato che la polizia ha iniziato a raccogliere informazioni in seguito agli inviti apparsi sui vari social network. Abbiamo immediatamente capito che le proteste saranno di natura violenta, ha detto Lorbek e di conseguenza abbiamo categorizzato la protesta come ad alto rischio. Dopo ai ripetuti attacchi alla polizia, al lancio di mezzi pirotecnici e agli scontri tra le varie fazioni di manifestanti, abbiamo deciso di intervenire, ha precisato Lorbek. Gli agenti delle forze dell’ordine rimasti feriti sono stati quindici, tra i feriti anche due giornalisti, uno ha subito un intervento chirurgico al Centro clinico. In questo momento la polizia sta conducendo un’indagine per individuare gli aggressori. Il lavoro svolto dalla polizia è stato molto professionale, lo ha sottolineato il Ministro agli interni, Aleš Hojs , d’accordo anche il collega di partito, Branko Grims. La polizia ha evitato il peggio, ha detto. Dalle file dell’opposizione invece non sono mancate le critiche, Modernorfer della Lista Marjan Šarec ha criticato l’atteggiamento del Ministro Hojs il quale accompagnato dalle unità speciali ha deciso di verificare sul campo la situazione. Così facendo ha messo inutilmente a rischio gli agenti. Matjaž Nemec degli Sd ha invece interpellato il primo uomo della Sova sul motivo per il quale i servizi d’intelligence hanno inviato al premier Janša la foto di Ivan Gale presente alle manifestazioni. Come ricordiamo Gale è un ex dipendente dell’ente statale per le riserve strategiche che, con le sue rivelazioni ha fatto scoppiare il "caso mascherine. Tutte le informazioni che circolavano erano legate alle proteste, ha sottolineato Stušek, e nel rispetto della legislazione vigente.
Dionizij Botter