Miro Cerar, Ministro degli esteri: La situazione globale nel mondo indica che la Slovenia per garantire la difesa e la sua partecipazione attiva nel sistema di sicurezza europeo e di conseguenza nella Nato deve aumentare progressivamente i fondi destinati alla Nato per la sicurezza. In questo momento non possiamo parlare di cifre concrete, sarà il governo a stabilire la percentuale da destinare alla Nato. Vedremo quale sarà la proposta del Ministro della difesa e cosà ne pensa il premier Šarec. Non è però in discussione che dobbiamo compiere un ulteriore sforzo. Si tratta della nostra sicurezza e responsabilità a livello europeo. La difesa come anche la sicurezza è sicuramente uno degli obblighi che dobbiamo garantire ai nostri cittadini.
REPORTER: La Sinistra ha deciso però di boicottare l’intervento del segretario generale della Nato alla Camera
Miro Cerar: La Sinistra sicuramente sarà riservata sul previsto aumento dei fondi destinati alla Nato e alla sicurezza in generale. Io credo che dovremo agire con il dialogo e convincere la Sinistra nella validità delle nostre tesi, ovvero che la sicurezza e la difesa sono fondamentali per la Slovenia e i nostri cittadini. Io personalmente credo che l’aumento dei fondi, un aumento progressivo, deve rientrare nei parametri del bilancio pubblico consentiti. Non dobbiamo insomma penalizzare i restanti settori vitali. Mi riferisco ai fondi destinati al benessere dei cittadini e allo sviluppo.
REPORTER: Il Ministro della difesa Karl Erjavec punta sull’aumento dei fondi
Karl Erjavec: In termini di sicurezza globale, la situazione è peggiorata notevolmente. Lo posso dire anche in base alle esperienze accumulate durante il mio precedente mandato alla guida del dicastero della difesa. Dieci anni fa’ in termini di sicurezza la situazione era nettamente migliore. Non eravamo alle prese con la crisi ucraina, la situazione nei Balcani era relativamente stabile e i processi d’integrazione euroatlantici erano molto vivi. Negli ultimi anni stiamo assistendo alla crescita di fenomeni quali le cyber minacce, le migrazioni di massa, il terrorismo, la radicalizzazione e numerosi pericoli ibridi. In questo contesto è nostro compito fare il massimo per garantire la sicurezza dei nostri cittadini. Parlando di spese, non si parla solo degli obblighi che abbiamo nei confronti delle organizzazioni internazionali quali la Nato o l’Unione Europea, ma si tratta anche della sicurezza nazionale. Dobbiamo precisare che negli ultimi 10 anni non abbiamo praticamente effettuato alcun investimento di rilievo. Tutti i processi di ammodernamento e sviluppo dell’esercito sloveno hanno subito uno stallo. Se desideriamo aprire un nuovo ciclo d’investimenti dovremo di conseguenza aumentare gli investimenti destinati alla difesa. Io in veste di Ministro della difesa mi attendo che durante questo mandato del governo riusciremo ad aumentare le spese destinate alla difesa. Mi auguro che entro il 2019 riusciremo a raggiungere la soglia dell’1,1 per cento del Pil da destinare a questa voce di spesa. Solamente in questo modo si potrà attuare l’ammodernamento dell’esercito sloveno. Questo tema verrà sicuramente affrontata nel momento in cui parleremo del bilancio 2019.
REPORTER: Come ha accolto la visita di Stoltenberg
Karl Erjavec: Questa visita è certamente ben accetta. Stoltenberg ha parlato con Šarec di cosa si aspetta che la Slovenia faccia per la Nato e di un’equa distribuzione degli obblighi all’interno del Patto Atlantico. La Nato garantisce un ampio livello di solidarietà e la sicurezza a tutti i membri. Quest’ultimi devono però contribuire al futuro della Nato. Noi tutti sappiamo che l’ingresso nella Nato ha implicato degli obblighi, oneri finanziari. Abbiamo promesso che destineremo il due percento del Pil, mentre oggi destiniamo solamente l’un per cento, la metà. Il nostro contributo alla Nato è uno dei più bassi tra i paesi membri. Di conseguenza è chiaro che il segretario generale della Nato si attenda delle risposte chiare da parte nostra, sia dal punto di vista finanziario, mi riferisco al piano nazionale che prevede di stanziare il due per cento del Pil, come sui prossimi passi che coinvolgeranno l’esercito.
REPORTER: Possiamo affermare che per il prossimo anni si prevede un aumento delle spese dell’1,1 per cento del Pil.
Karl Erjavec: Si, questo è quanto mi attendo. Non dimentichiamo però che già nel 2014 durante il vertice nato in Galles abbiamo preso un obbligo nei confronti della Nato per un aumento della spesa destinata alla Nato del due per cento entro il 2024. Questo impegno è stato preso da tutti i paesi membri. Bisognerà definire con chiarezza il piano per raggiungere quanto ci siamo prefissati. Mi riferisco a dove andremo ad attingere i fondi per raggiungere il traguardo che ci siamo prefissati. Il programma di difesa a medio termine che abbiamo approvato prevede che entro il 2024 la spesa che destineremo sarà dell’1, 11 per cento. Cifra che è comunque molto lontana rispetto alle attese Nato. Se proseguiremo con questo trend ne perderemo sicuramente in credibilità. Come ho già detto in precedenza, non si tratta solamente di adempiere a degli obblighi, ma di saper far fronte ai pericoli a livello internazionale. La situazione è mutata e necessita di spese maggiori volte a garantire la sicurezza. Non parlo solamente dell’esercito, ma mi riferisco anche alla polizia e ai servizi d’intelligence. Il mondo è cambiato e i nuovi pericoli si stanno facendo strada. Un attacco cibernetico potrebbe mettere fuori uso numerosi sistemi nazionali danneggiando l’economia e la sicurezza delle persone. Dobbiamo fare di più per difenderci da attacchi di questo genere, è un fenomeno fortemente in crescita a livello mondiale.
REPORTER: Ma come farete a ricavare i fondi necessari
Karl Erjavec: Il bilancio ammonta a qualcosa come 10 miliardi di euro. Il due per cento sui restanti 98 che vengono utilizzate per le restanti necessità non dovrebbe rappresentare un grosso problema. La sicurezza è di fondamentale importanza. Se non ce sicurezza non esiste il benessere, l’economia di successo e una vita normale, e se questo stato non è in grado di garantire il due percento del Pil per la propria sicurezza, allora posso affermare che stiamo agendo irresponsabilmente in ottica internazionale. Se guardiamo ai nostri paesi vicini, mi riferisco ai Balcani, la situazione politica si sta progressivamente complicando. In Macedonia il referendum ha dato l’esito che ha dato e ne conseguirà un attrito politico legato alla soluzione di questo problema. Se penso ai rapporti tra Priština e Belgrado, anche qui le tensioni stanno aumentando. Il Presidente serbo Vučić ha addirittura decretato il massimo livello d’allerta. Se pensiamo poi alla Bosnia ed Erzegovina anche qui l’esito elettorale ha determinato ulteriori tensioni per non dimenticare il crescente fenomeno della radicalizzazione islamica che riguarda tutta la regione. Crescente pure il fenomeno dei foreign fighters. Molti militanti hanno infatti trovato riparo nei Balcani in seguito alla sconfitta dello Stato islamico. Da non sottovalutare poi il fenomeno delle migrazioni di massa. Solamente in questo momento in Bosnia ci sono circa 12 mila persone in attesa di varcare il confine. In questa situazione globale i nostri servizi devono essere in grado di rispondere ad eventuali pericoli. In questa ottica sono soddisfatto della decisone che abbiamo preso di rinnovare la strategia nazionale per la sicurezza che avrà il compito di fornire delle risposte chiare e definire con chiarezza quali siano i pericoli reali in questo momento. In base ai dati che ci verranno forniti decideremo i provvedimenti da prendere in risposta a queste sfide. Qui non entrerà in gioco solamente l’esercito ma tutto il sistema d’intelligence. Il sistema di difesa in generale deve essere inoltre in grado ad affrontare le calamità determinate dai cambiamenti climatici globali. Ogni anno veniamo infatti colpiti da calamità di una certa entità. Poi ce la polizia che deve garantire un certo livello di sicurezza e necessita di ulteriori fondi per l’assunzione di nuovi agenti e per l’acquisto di nuove attrezzature. Pensiamo poi all’intelligence, di fondamentale importanza per poter prevenire determinati pericoli. Giocare d’anticipo è di fondamentale importanza quando parliamo di attività legate al terrorismo e alle organizzazioni criminali internazionali. Per concludere sul tema sicurezza il governo avrà molto lavoro da fare. Il contratto di coalizione prevede aumenti per la sicurezza. Per quanto riguarda invece il partito Sinistra su determinati temi, quale l’aumento del numero degli elicotteri per le missioni di soccorso, non hanno espresso perplessità, credo che riusciremo a trovare dei punti di accordo.
Reporter: Parlando a Belgrado, Stoltenberg aveva ribadito che l'adesione della Macedonia alla NATO passa solo attraverso l'attuazione dell'accordo sulla modifica del nome nella Costituzione: non esiste alcun piano B. "Non c’è alcuna strada alternativa", ha spiegato "è qualcosa che deve essere deciso dal governo e dal parlamento di Skopje.
Stoltenberg e' stato in visita in Serbia, dove ha incontrato il presidente Aleksandar Vučić. A Zagabria, ha incontrato invece il premier Plenković. Con Stoltenberg il primo ministro croato ha parlato degli sforzi compiuti dal Paese per il continuo aggiornamento delle capacita' militari, sin dal suo ingresso nella Nato. La Croazia continua ad investire, devolve l’l,30 per cento del PIL alla voce spese militari, l'ultima acquisizione riguarda la flotta aerea. In questo modo, ha precisato Plenković rafforziamo le nostre capacità di difesa. Nell'incontro sono stati affrontati vari argomenti rilevanti per la Croazia e la NATO, ma altresì di problemi inerenti al Sud-Est Europeo. Plenković con Stoltenberg ha discusso della situazione in Macedonia e le relazioni tra la Serbia e il Kosovo, nonché' della situazione in Bosnia-Erzegovina, dopo le elezioni politiche. Abbiamo ribadito, ha precisato il premier, che lo scopo e l'essenza degli accordi di Dayton e Parigi nel concetto di un paese, due entità e tre popoli costituenti tutti con uguali diritti.
Dionizij Botter