Diverse ore di dibattito a porte chiuse, con una delegazione che ha fatto anche visita agli uffici dei servizi di sicurezza, per prendere visione di alcune prove materiali relative all'attività dell'intelligence croata in Slovenia. Jerca Korče, deputata della Lista Šarec, ha detto che esistono prove politiche di un tentativo delle autorità croate di esercitare pressioni su POP TV affinchè non rendesse pubbliche notizie scottanti riguardanti la vicenda delle intercettazioni nel "caso arbitrato". Il presidente della commissione, Matej Tonin, ha ricordato che già due anni fa l'organismo parlamentare era stato messo al corrente che le intercettazioni dei colloqui telefonici tra il giudice sloveno nella Corte di Arbitrato, Jernej Sekolec e la rappresentante del governo, Simona Drenik, erano opera dei servizi di spionaggio croati. La Croazia avrebbe poi cercato di cancellare le prove, anche offrendo a determinati media informazioni secondo cui le intercettazioni sarebbero state opera dei servizi statunitensi o tedeschi. La commissione ha deciso di riaprire l'inchiesta parlamentare sul caso arbitrato e ascolterà Simona Drenik, che non avrebbe rispettato le raccomandazioni dei servizi segreti sloveni, i quali avevano messo in guardia il Ministero degli Esteri sui rischi di intercettazioni, riferendosi proprio alla Croazia. "Se ci sono state delle responsabilità", ha detto Tonin, "chi ha sbagliato dovrà risponderne". Tonin ha anche evidenziato che l'intelligence croata è molto attiva sul territorio sloveno, quindi non ci si deve neanche sorprendere dei tentativi di intercettazione durante il processo di arbitrato. Intanto il Partito del Centro Moderno ha inoltrato in Parlamento, assieme ad altri tre partner della coalizione, Lista Šarec, Desus e Partito Alenka Bratušek, la richiesta di una riunione congiunta dei Comitati Esteri e Cultura per discutere delle pressioni di Ungheria e Croazia sui media sloveni, con riferimento agli articoli del settimanale Mladina e di POP TV.
Delio Dessardo