Sono due i testi di legge che il Parlamento è chiamato a rivotare, dopo i veti sospensivi del Consiglio di Stato: la legge sull'esecuzione dei bilanci 2020-/2021, nella parte che stabilisce l'ammontare della quota forfettaria per il finanziamento dei Comuni, e quella di intervento che limita la crescita dei salari nel pubblico impiego e prevede un aumento straordinario lineare delle pensioni. Nel primo caso il veto è stato posto su richiesta del gruppo che rappresenta gli interessi locali, con la motivazione che l'aumento previsto dalla normativa per il finanziamento delle municipalità è insufficiente per garantirne il regolare funzionamento e si insiste su un incremento sensibilmente maggiore. Ricordiamo che l'Aula ha respinto l'emendamento in merito, in quanto avrebbe creato grossi problemi alle casse dello stato ed ha fissato la quota forfettaria a 589,11 euro pro capite nel 2020 e a 588,30 nel 2021. I rappresentanti dei comuni ritengono invece che la quota dovrebbe essere superiore di almeno 70 euro e su questo hanno trovato d'accordo il Comitato Finanze, il cui parere non è però vincolante. Ora per la conferma servirà la maggioranza assoluta, 46 voti. La prima volta i voti favorevoli alle leggi di attuazione del Bilancio sono stati 48, quelli mancanti alla coalizione sono stati garantiti dal partito nazionale e sono arrivati anche quelli dei due deputati ai seggi specifici. 41 invece i voti contrari, tra cui uno del Desus, partner della coalizione. Desus che potrebbe creare qualche problema anche stavolta, soprattutto per le modalità con le quali è stato stabilito l'aumento straordinario delle pensioni a fine 2020. Un ritocco lineare pari a 6,5 euro per tutti i pensionati, che trova il Desus contrario, favorevole invece ad un intervento con una percentuale di rivalutazione progressiva; sulla stessa linea il Consiglio di Stato, che per tale motivo ha posto il veto.
Delio Dessardo